Premessa: l’hanno battezzata la bolla finanziaria più eclatante nella storia del capitalismo, sto parlando della febbre dei tulipani che andò in scena nel 1637 in Olanda. Ne ha dato anche notizia Gordon Gekko (interpretato da Michael Douglas) nel sequel di Wall Street. Senza entrare troppo nei fatti storici dell’epoca, un bulbo di tulipano arrivò nel giro di qualche anno a costare anche 3.000 fiorini olandesi, quando un maiale grasso pronto (purtroppo) per il macello costava dai 60 agli 80 fiorini. Si stima che il reddito medio annuo dell’epoca per un bracciante era di 150 fiorini. Pertanto paragonato ad oggi in Italia, se ipotizziamo un reddito medio netto di euro 12.000, un bulbo di tulipano sarebbe costato dai 150.000 ai 200.000 euro. Il prezzo dei bulbi dei tulipani arrivò a quotazioni sostanzialmente folli a causa della speculazione sui contratti futures (sui bulbi dei tulipani) fra coloro che non avevano mai visto un bulbo nella loro vita. Molte persone ottennero e persero la loro fortuna nel giro di pochi giorni. La bolla necessitò di circa due anni per formarsi sino a scoppiare nel Febbraio del 1637 dopo che centinaia di famiglie dell’alta borghesia olandese vendettero beni immobili e possedimenti terrieri per avere risorse finanziarie da dirottare sulla speculazione dei bulbi di tulipano. Inutile dire che persero quasi tutto. E ora passiamo ai giorni nostri. In questi ultimi mesi, il Bitcoin ha conquistato le prime pagine di tutti i principali giornali finanziari del mondo grazie alle sue stratosferiche performance.
In questo momento, mentre sto scrivendo, vale circa 2.400 $ e sino a qualche giorno fa aveva raggiunto quasi la soglia dei 2.500 $ negli exchange occidentali, realizzando da inizio anno una performance di oltre il 140%. Ovunque in rete è scattata la Bitcoinmania: adesso tutti a buttarsi a fare trading su questa criptovaluta (o addirittura su alcune sue giovani concorrenti ancora più spinte in termini di volatilità) nelle speranza di portarsi a casa con facilità lauti profitti. Pur non operando personalmente in questo mercato, solo nelle ultime due settimane ho ricevuto qualche dozzina di telefonate e qualche centinaio di email per sapere come fare ad acquistare bitcoins, quale piattaforma è conveniente, quali sono i livelli tecnici da monitorare e a che prezzo inserire uno stop loss. Per esperienza professionale ho imparato che speranza, emotività e irrazionalità sono i fattori principali che producono ingenti perdite nelle persone che sono prive di background finanziario: mi ricordano tanto i ricchi olandesi che si misero a speculare sui bulbi senza sapere che cosa fosse in pratica un bulbo di tulipano. Andiamo per gradi e proviamo ad interpretare questo fenomeno di mercato. Intanto rispolveriamo sommariamente l’essenza del Bitcoin che ancora ad oggi molti non conoscono nello specifico: si tratta di una moneta elettronica (cripto currency) ideata nel 2009, che a differenza delle valute tradizionali, non fa uso di un ente centrale; la sua essenza virtuale scaturisce da un database distribuito tra i nodi della rete che tengono traccia di tutte le transazioni in Bitcoin (la cosidetta blockchain), e sfrutta la crittografia per gestire gli aspetti funzionali come la generazione di nuova moneta e l’attribuzione di proprietà dei bitcoin.
La rete dei nodi che tengono in vita il Bitcoin crea e distribuisce in maniera completamente casuale un certo ammontare di monete all’incirca sei volte l’ora ai client che prendono parte alla rete in modo attivo, ovvero che contribuiscono tramite la propria potenza di calcolo alla gestione e alla sicurezza della rete stessa; questa attività viene definita mining: aspetto molto tecnico da spiegare su cui in rete si sprecano gli avvertimenti di truffe da parte di sedicenti società di cloud mining. I Bitcoin possono essere posseduti e trasferiti in maniera anonima: i dati necessari a utilizzare i propri Bitcoin possono essere salvati sul proprio personal computer sotto forma di portafoglio digitale (e-wallet), o mantenuti presso terze parti che svolgono funzioni simili a una banca (attenzione, ricordatevi che cosa è accaduto qualche anno fa con lo scandalo MT Gox). In ogni caso, i Bitcoin possono essere trasferiti attraverso mediante il web verso chiunque disponga di un “indirizzo/conto Bitcoin”. La struttura peer-to-peer della rete Bitcoin e la mancanza di un ente centrale rende impossibile a qualunque autorità, governativa o meno, il blocco dei trasferimenti, il sequestro di Bitcoin senza il possesso delle relative chiavi o la svalutazione dovuta all’immissione di nuova moneta. L’algoritmo che genera i Bitcoin è programmato per diminuire ogni quattro anni in forma geometrica il numero di bitcoin che i miners cercano di scovare sulla rete: così al momento della sua nascita assegnava 50 bitcoin a blocco nel 2009, 25 nel 2013 e 12.5 nel 2017.
In sostanza la creazione di Bitcoin rallenterà in modo geometrico sino alla quantità prefissata di 21 milioni prevista per il 2140. Questo ulteriore aspetto tecnico molto complesso è definito halving, ed in parte è chiamato in causa per spiegare la corsa delle quotazioni negli ultimi dodici mesi. Dalla sua nascita ad oggi è stato praticamente creato più del 75% dell’offerta prevista (in questo momento sono in circolazione circa 16.400.000 Bitcoin. Pertanto stiamo parlando di un bene (non tangibile e letteralmente etereo) soggetto ad un graduale rallentamento dell’offerta a cui invece si contrappone una domanda in ascesa vertiginosa, tanto per istanze speculative quanto per nuove esigenze personali. Ad esempio recentemente il Giappone lo ha annoverato ed autorizzato tra i mezzi di pagamento accettati, in Corea del Sud si è assistito ad una richiesta esplosiva che rimane comunque assoggettata ai limiti di acquisto personali imposti dalle autorità locali, in Cina lo stanno acquistando senza alcun ritegno come se fosse un titolo azionario su cui investire in stile scommessa finanziaria. Proprio in Asia infatti gli exchange hanno registrato volumi di acquisto fuori dal comune: stando ai commenti di numerosi tecnici di questo settore, il Bitcoin si è trasformato in un asset prettamente speculativo che sta interessando migliaia di traders da tutto il mondo per la sua ineguagliabile volatilità (mi ricorda sempre di più i tulipani). Il Bitcoin sta venendo percepito, secondo alcune interpretazioni finanziarie, in un nuovo bene rifugio alternativo all’oro (sto ridendo mentre scrivo questo passaggio), che si desidera detenere sotto forma di investimento a lungo termine. Per tornare alla sua attuale quotazione, il Bitcoin non è nuovo a rialzi a doppia cifra in percentuale in pochi giorni: storicamente abbiamo già avuto tre giri-bolla dalla sua creazione, quello più famoso si è verificato nel 2013 con il raggiungimento della quotazione in prossimità dei 1.000 $, per poi scendere progressivamente sino a 250 $ nei due anni successivi (quindi una caduta del 75% dal precedente massimo).
Ricordo che in quel periodo intervistai il gestore di un fondo a Malta che aveva in portafoglio unicamente Bitcoin (unico fondo al mondo all’epoca) il quale non nascose significativa perplessità in merito a questa cripto currency visto il suo ultimo andamento. Stando all’analisi tecnica, la quotazione in area 2.800 può rappresentare un livello di Fibonacci dal quale dovrebbe verificarsi una rilevante fase di scarico anche sino al livello di 1.500 $ per poi assistere ad una successiva stabilizzazione del prezzo: questo è quello che scrivono i più seguiti criptotraders nel mondo. Considerato quanto già si è verificato nel passato in momenti di grande euforia (o esuberanza irrazionale) si consiglia di avvicinarsi a questo mondo con molta prudenza, investendo il denaro che ci si può permettere di perdere interamente sempre che questo non comprometta il proprio stile di vita. Ricordiamo infatti solo che la capitalizzazione del Bitcoin si è contratta in pochi giorni dal suo massimo storico da 45 a 36 miliardi di dollari con volatilità superiore anche al 20% al giorno. Infine vi lascio con una riflessione: che cosa si ha in mano quando si detengono Bitcoins ? Sostanzialmente niente, nemmeno aria, si tratta infatti di qualcosa che esiste e viene scambiato sulla base di una convenzione sociale che si sta largamente diffondendo (più per ragioni speculative) sulla considerazione che il sistema monetario attuale e soprattutto l’euro sono in stato fallimentare (a loro dire). Che l’euro e l’economia dell’eurozona stiano attraversando una momento di difficoltà sistemica non vi è dubbio: il mio ultimo pamphlet è incentrato proprio su questo. Tuttavia ricordiamo che dietro all’euro (anch’esso una convenzione sociale) vi è un’autorità monetaria centrale che detiene la prima riserva aurea al mondo, circa 10.800 tonnellate di metallo giallo, rappresentanti i 2/3 di tutte le riserve auree mondiali. Neanche il dollaro americano può vantare cosi tanto dal basso delle sue 8.000 tonnellate. Dietro al bitcoin invece che cosa si cela ? Un fantomatico algoritmo che crea denaro virtuale dal nulla e lo distribuisce a caso sui nodi che supportano la rete Bitcoin che certifica (in teoria) le sue transazioni. Come dice Gekko, sono un tradizionalista, ho sfiducia sul nuovo che avanza spacciato come la salvezza per l’umanità.