IL TORO GAY

Alcuni mesi fa ho visitato in Spagna nella città di Sueca l’allevamento di tori dove nacque nel 2001 il grande Raton (la pronuncia spagnola fa cadere l’accento sulla seconda vocale), il toro da corrida più famoso del mondo in quanto l’unico che non è mai stato ucciso durante la trucida competizione folkloristica spagnola ed anche l’unico toro ad aver causato la morte di tre aspiranti matador nel corso della sua lunga carriera sportiva. In Spagna un toro che uccide una o più persone durante attrazioni folkloristiche stile Pamplona è considerato una star: Raton allora era stato battezzato anche come “El Toro Asesino” e dalla stampa anglosassone come The Bloody Bull. Per il movimento animalista internazionale è una sorta di icona, una vendetta della natura, un flagello per l’avido essere umano, un raro animale che ha annientato sino alla morte tutti quelli ha hanno provato a sfidarlo o matarlo pubblicamente con il macabro rituale coreografico della corrida spagnola. Quelli che non è riuscito ad uccidere, Raton ha pensato bene di ferirli gravemente compromettendo definitivamente la loro salute fisica per sempre. Raton è stato ritirato imbattutto dalle scene spagnole nel 2011 dal suo stesso proprietario (Gregorio De Jesus, un famoso torero spagnolo) che lo comperò perchè gli ricordava il grande pugile Cassius Clay.

La sua morte naturale è giunta nel Marzo del 2013, dopo aver passato gli ultimi due anni a montare giovani vacche nella speranza che il suo talento potesse tramandarsi in altri esemplari in futuro. Oggi il corpo di Raton è visibile nella città di Sueca grazie ad un’operazione di imbalsamatura volta a ricordare in eterno le gesta di questo possente e nobile animale che ha sfidato e vinto la spavalderia umana. Ricordo che durante la visita della tenuta agricola, parlando con alcuni bovari, mi vennero raccontati aneddotti e dettagli molto singolari che riguardavano la vita dei giovani tori, in particolar modo degli esemplari che purtroppo vengono selezionati per le competizioni ed esibizioni sportive e folkloristiche (dai rodei alle corride). I giovani tori, quelli più promettenti, vengono segregati tra di loro per settimane in un grande recinto all’aperto, questo al fine di far emergere dal gruppo l’esemplare più vigoroso e più agguerrito, oltre a farli scontrare naturalmente tra di loro per ragioni di territorialità. Sempre la natura dopo pochi giorni, provvede a far emergere all’interno del gruppo il cosidetto “toro gay” ovvero il toro che accetta di essere posseduto e montato da tutti gli altri per consentire loro di scaricare la nota carica sessuale che li caratterizza.

Sostanzialmente determinate caratteristiche e limitazioni ambientali producono inconsciamente questo comportamento nel mondo animale ovvero l’omosessualità. Non è una novità questo assunto, ha come minimo 150 anni visto che il primo a descrivere e spiegare il fenomeno è stato Charles Darwin nel 1859 all’interno della sua nota opera intitolata L’origine delle specie. Si dimentica tuttavia sempre di citare anche la seconda parte del titolo del libro, molto più esaustiva sui contenuti elaborati dal naturalista britannico, che riporta testualmente “the Preservation of Favoured Races in the Struggle for Life” dove con la dicitura “in the struggle for life” si indica in senso ampio il concetto e le conseguenze di quella che noi banalmente spesso chiamiamo la lotta per la sopravvivenza. Anche in precedenti occasioni ho dedicato ampio spazio a questo argomento che per quello che mi riguarda è il primo in ordine di importanza e rilevanza economica al mondo ovvero il clock demografico del pianeta. Ogni cinque giorni la popolazione mondiale al netto delle morti aumenta di un milione di esseri umani. Il comportamento omosessuale rappresenta una risposta naturale della nostra specie al fine di preservare la razza dominante, proprio come citava Darwin a metà del 1800.

Che piaccia oppure no il comportamento omosessuale nella nostra specie è destinato ad aumentare significativamente con un plausibile punto di pareggio verso il 2035 (due decenni avanti a noi). Questo significa che per quella data la popolazione omosessuale avrà eguagliato sul piano quantitativo quella eterosessuale. Le lezioni transgender nelle scuole rappresentano appena le prime righe della prefazione di un libro (o tragedia a seconda di come si veda il tutto) che si sta scrivendo lentamente giorno dopo giorno. Tra i tanti cambiamenti che ci attendono nel corso dell’evoluzione della nostra specie ne possiamo identificare uno tra quelli che dovremmo quanto prima metabolizzare nel vivere quotidiano ed è riconducibile proprio alla consuetudine umana (di un tempo) di convivere stabilmente con un compagno/a di vita eterosessuale al fine di concepire e lasciare al mondo una propria discendenza genetica (desiderio inconscio e naturale di riproduzione al fine di preservazione della specie). Questa mission con cui la natura ci ha dotato dovrà essere presto ridimensionata o addirittura rivisitata con un nuovo e inquietante paradigma sociale in quanto a causa dei mutati ratio di attrazione e procreazione sessuale che avremmo in futuro la probabilità di avere figli che a loro volta vorranno avere un compagno di vita dello stesso sesso produrrà inevitabilmente per la maggior parte della popolazione mondiale l’incapacità di potersi garantire una propria discendenza genetica.

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