Ci si può rendere conto di quale destino attenda l’Italia leggendo l’inchiesta esclusiva che trovate sull’Espresso questa settimana in merito all’outlook economico su Malta. Andiamo per gradi. Di esclusiva sostanzialmente non vi è niente: i dati che vengono riportati dal settimanale il cui team di redazione ha una fede politica ben intuibile si possono desumere, per quanto concerne l’arcipelago maltese e le società ivi costituite, da una semplicissima visura (enquiry) presso il Register of Companies del MFSA (Malta Financial Services Authority). Sostanzialmente un facsimile della nostra Camera di Commercio. La redazione di questo periodico italiano definisce Malta come l’isola del tesoro per gli italiani, secondo questi giornalisti che si vantano di fare giornalismo d’inchiesta una sorta di paradiso fiscale dell’Unione Europea. Secondo l’Espresso volano a Malta a seconda delle loro esigenze o convenienze fiscali rispettivamente managers ad alto reddito, imprenditori, pensionati e proprietari di yacht. Dalla loro inchiesta (termine piuttosto impegnativo da usare) emergono i nomi di tutti: senatori della repubblica italiana, esponenti del PD, militanti del M5S, famiglie di industriali italiane, Briatore & Company, immobiliaristi italiani ed infine esponenti dell’andrangheta. Quanto viene esposto in realtà è frutto di un filtro applicato ad oltre centomila documenti analizzati da tre mesi dallo European Investigative Collaborations ossia un consorzio di testate giornalistiche che si occupano di svolgere investigazioni. La metà di quanto riportato sul primo paragrafo dell’inchiesta è ricca di inesattezze ed aspetti fuorvianti per il lettore.
Non ha molta credibilità un giornalista che inizia un’indagine investigativa riportando subito nelle prime righe del proprio lavoro elementi descrittivi e considerazioni economiche decisamente errate ed equivoche. Ad esempio si cita che in tutta l’isola, politici, banchieri e negozianti vivono di turismo, quando il contributo diretto al PIL che produce questo settore è appena al 15% (e sale al 25% se consideriamo anche l’indotto). In ogni caso Malta, come nazione, non è un’isola, ma un arcipelago di isole: pertanto citare 450mila abitanti in 300 km quadrati è privo di significato, se non si specifica che stiamo parlando del quinto paese al mondo per densità di popolazione (escludendo Singapore, Hong Kong e Gibilterra). Si fa inoltre menzione che le banche locali non sono mai state cosi ricche (viene usato specificatamente questo aggettivo): per i signori giornalisti che hanno scritto l’articolo ricordo che a Malta le banche si dividono in domestic banks e foreign banks, e tra le due tipologie di financial istitutions vi è una profonda differenza. Mi piacerebbe anche sapere che cosa significa per questi giornalisti dell’Espresso la dicitura di banca ricca. Sono sicuro che il loro spessore professionale in ambito economico può essere d’aiuto alle autorità monetarie europee. Ma continuiamo: la standing ovation la meritano quando affermano che il miracolo economico maltese (PIL al 4%) è dovuto al fisco. L’escalation della narrazione raggiunge il suo acme quando scrivono, riporto testualmente: “Nell’arco degli ultimi dieci anni il governo di La Valletta ha modellato le imposte sulle esigenze degli investitori internazionali con il dichiarato proposito di attirare sull’isola capitali ed aziende”.
Non penso che servano ulteriori commenti ! Il governo di un Paese che attua una politica investment & business friendly appare vergognoso agli occhi di questo settimanale italiano ! Praticamente allora dovrebbero essere messi sullo stesso piano anche gli USA, lo UK, la Spagna, gli EAU e tanti altri ancora. Già infatti per questo team di giornalisti, il modello che Malta dovrebbe invece perseguire dovrebbe essere un copia e incolla di quello italiano basato sull’oppressione fiscale, il martirio imprenditoriale, porte aperte ai clandestini e costante vessazione burocratica. Il segreto del successo economico di Malta è dovuto ad un insieme di fattori macroeconomici in cui il fisco non apporta alcun contributo significativo. Lo dimostra il fatto che Cipro, l’altro stato europeo nel Mediterraneo non gode della medesima salute, pur avendo una tassazione corporate più bassa di quella maltese (12.5% contro il 35%). Malta sta vivendo una fase straordinaria di boom economico (similmente alla Spagna come propulsione alla crescita) dovuto alla debolezza e deterioramento economico di altre nazioni limitrofe: Italia, Grecia, Cipro, Egitto, Libia. Proprio l’Italia infatti che viene pateticamente menzionata dall’Espresso come il Paese straniero più presente nei Malta Files è il principale partner commerciale di Malta, questo in virtù della posizione logistica ed anche grazie alla stessa lingua. A Malta si parla italiano, si guarda la televisione italiana, la maggior parte dei maltesi tifano per squadra di calcio italiane (a Gozo disperso in un piccolo villaggio potete trovare lo Juventus Football Club).
La lingua pertanto è un collante ed un facilitatore di scambi commerciali e finanziari, oltre alla ovvia vicinanza logistica: da tutta Italia è più facile e conveniente andare a Malta in aereo che in Romania. Un altro elemento da contestare a questa inchiesta è il seguente passaggio sempre riportato nel primo paragrafo e tratto, a loro dire, dal Malta Finance: “Per creare una società a Malta bastano un paio di giorni”. Detta così farebbe presupporre che Malta sia la Panama d’Europa come avrebbe sostenuto recentemente un esponente del governo tedesco nel disperato tentativo di arrestare la delocalizzazione di migliaia di aziende tedesche che scelgono di insediarsi sul territorio maltese con lo scopo di investire nei MENA (Middle Est North Africa). In pratica vi è un abisso nella realtà professionale di tutti i giorni. La due diligence per aprire un conto su una banca maltese ad una società neocostituita può richiedere anche più di tre mesi, sempre che si fornisca tutto quello che richiede la banca prescelta. Anche l’apertura di un ordinario conto di deposito bancario (saving account) come persone fisica non residente può rivelarsi un calvario di qualche mese, e sempre più spesso, quando non può essere dimostrata la provenienza ed origine dei fondi, l’application viene rejected (la richiesta viene respinta). Quello che invece l’inchiesta ha menzionato è lo scenario politico in piena fibrillazione per le imminenti elezioni politiche anticipate che si verificheranno il 3 Giugno a fronte dello scandalo finanziario che ha coinvolto il governo e la famiglia del Primo Ministro. A questo punto stiamo a vedere se l’opposizione guidata da Simon Busuttil porterà nuovamente il Partito Nazionalista a guidare il Paese in considerazione dei nuovi tagli fiscali che propone sul reddito delle persone fisiche e delle small medium enterprise.