Il 2020 è iniziato male anche per la criptosfera: durante la seconda metà del 2019 l’enfasi mediatica che narrava l’evoluzione delle quotazioni delle principali criptovalute ad alta capitalizzazione si focalizzava sulla convinzione trasversale di numerosi attori di mercato che i digital assets avrebbero dimostrato tutto il loro potenziale di crescita in concomitanza di una nuova crisi finanziaria che avrebbe potuto verificarsi nei mercati tradizionali. Purtroppo non è stato così. La criptosfera ha dato dimostrazione di essere correlata positivamente all’andamento dei mercati azionari principali disattendendo le migliori aspettative. Il Bitcoin ad esempio è crollato da 10.000 dollari ai quasi 4.000 dollari durante la metà di marzo, realizzando in poche sedute un crash ben peggiore di quello del’indice S&P500. In egual misura, se non peggio, hanno fatto anche le altre criptovalute come Litecoin, Ethereum e Ripple. La correlazione positiva con i mercati azionari è stata ulteriormente suggellata in queste ultime settimane in cui tutta la criptosfera è rimbalzata al pari delle quotazioni di azioni ed obbligazioni. Il Bitcoin ha macinato un recupero consistente della propria quotazione riuscendo a riportarsi oltre la soglia dei 9000 dollari.
La motivazione principe che si è addotta per giustificare il recente crash finanziario della criptosfera è rappresentato dalla detenzione di asset digitali da parte dei fondi di investimento alternativi i quali hanno dovuto vendere tutto quello che si poteva vendere nel momento di massima tensione finanziaria per far fronte alle richieste di smobilizzo in pieno panic selling della loro clientela. In questi casi un gestore non vende quello che vorrebbe vendere, ma quello che può vendere a fronte della contrazione di liquidità che colpisce il mercato. Pur tuttavia lo sconforto si è presto ridimensionato in quanto nelle successive settimane si è potuto assistere ad un ritorno dei capitali che hanno portato nuova spinta propulsiva alle quotazioni. Mike Novogratz, il fondatore ed amministratore delegato di Galaxy Digital, una delle più grandi e prestigiose merchant bank al mondo ad investire in criptovalute, ha recentemnete affermato che prenderà in considerazione l’idea di smobilizzare quasi interamente le sue dotazioni strategiche di medio e lungo termine di Bitcoin quialora la regina della criptosfera non sarà in grado di ripotarsi a ridosso dei 20.000 dollari entro la fine del 2020.
Quanto accaduto durante il primo trimestre del 2020 ha effettivamente minato gran parte delle aspettative rialzista per tutta la criptosfera: la pandemia di coronavirus avrebbe in tal senso dovuto esaltare le potenzialità e convenienze degli asset digitali e non porre un nuovo interrogativo circa il loro prossimo futuro. Io stesso, in qualità di fondatore ed azionista di YouChain S.p.A. il primo incubatore finanziario in Italia ad investire istituzionalmente in digital assets, ho trasmesso non poche perplessità a tutti gli azionisti qualora nei prossimi mesi non si fosse ricevuto un segnale di conforto finanziario in virtù di una nuova fase propulsiva delle quotazioni capace di ripotarci a ridosso dei massimi relativi del 2019. Tra cinque giorni andrà in scena il terzo halving sulla blockchain del Bitcoin. Si tratta di un evento periodico che porta con se numerose aspettative da parte dei principali attori di mercato. Per chi non è addentrato sul mercato, l’halving rappresenta il dimezzamento prestabilito dei rewards per i miners: in buona sostanza la ricompensa che riceve un miner per validare una transazione sulla blockchain (in inglese halving significa dimezzamento, a questo link è possibile approfondire il tutto).
Il primo halving è avvenuto nel 2012 (quattro anni dopo il primo blocco minato) ed ha dato vita ad una bull run che è durata quasi un anno intero con una performance ininterrotta cumulata del 1000%. Sul piano tecnico l’halving si verifica ogni 210.000 blocchi minati. Il secondo halving è avvenuto nel 2016 (quattro anni dopo il primo halving) ed ha dato vita ad una bull run che è durata più di un anno e mezzo con una performance ininterrotta cumulata del 3600% che ha portato successivamente ad una prima contrazione delle quotazioni il Bitcoin al noto massimo storico assoluto di quasi 20.000 dollari. Per il 12 Maggio 2020 è previsto il terzo halving (esattamente quattro anni dopo il secondo halving) e gli attori di mercato si aspettano qualcosa di simile a quanto accaduto dopo il primo ed il secondo: vale adire una consistente bull run delle quotazioni che trascinerà al rialzo tutta la criptosfera. Attenzione: se anche questa volta il Bitcoin dovesse emulare le gesta del 2012 e del 2016 allora dovremmo aspettarci proprio come in precenza il raggiungimento di un nuovo massimo storico assoluto, seguito successivamente da un nuovo cryptowinter della durata di 18/24 mesi. Come si suol dire: non c’è due senza tre.