Il 2015 si appresta a vivere il suo ultimo trimestre, ben sapendo di come ci ha fatto palpitare durante i primi tre caratterizzati da numerosi epocali eventi di portata sistemica che hanno impattato sui mercati finanziari con accentuata volatilità: dalla crisi greca, tuttora ancora irrisolta e semplicemente spostata in avanti, arrivando al recente Diesel Gate di Volkswagen che tuttavia sembra ormai entrato nel dimenticatoio. Come abbiamo avuto modo di farne menzione anche in altri redazionali, i periodi prolungati di serenità sui mercati finanziari tanto per chi opera in borsa quanto per chi vi deve investire personalmente rappresenteranno sempre più brevi parentesi occasionali se rapportate ai periodi di buriana che invece caratterizzeranno i prossimi anni a fronte del continuo mutamento dello scenario macroeconomico mondiale che deve fronteggiare un modello di sviluppo economico non più bipolare (USA contro URSS) ma multipolare con l’emersione e lo scontro di grandi macro aree geografiche, ognuna delle quali pretende una posizione dominante sul panorama mondiale. Pertanto il piccolo investitore dovrà sempre più abituarsi e prepararsi a gestire i vari focolai di infezione finanziaria o le scosse di assestamento finanziario che via via vedremo anno dopo anno.
Sempre più spesso infatti molti lettori mi scrivono chiedendo quando terminerà la cosidetta crisi o quando si potrà ritornare a fare i cassettisti come un tempo: rimangono molto male quando leggono le mie risposte telegrafiche ovvero mai più. Deltronde non è per tutti sopportare volatilità o rischi sistemici sul proprio portafoglio se fino a qualche anno fa lo sforzo massimo che si faceva era ricercare l’obbligazione più sicura, la banca più conveniente per gli oneri di mantenimento del rapporto di conto corrente o il prodotto finanziario potenzialmente sulla carta più remunerativo. Questo modus operandi tanto per il cliente retail quanto per il consulente finanziario è terminato da almeno cinque anni, ma nonostante questo vi è ancora rimasto qualche sognatore che pensa di cavarsela leggendo un articolo qua e là o un post di qualche blogger di tanto in tanto. Magari si potesse fare così. I mercati finanziari diventano ogni giorno sempre più complessi rispetto al recente passato, non basta più la sola preparazione tecnica o l’approfondimento mediante un intenso flusso di informazioni di base, occorre ormai andare oltre e ricercare strumenti, gestori e strategie alternative in grado di offrire una gestione del rischio di portafoglio in termini non convenzionale.
Ci rendiamo conto di questo analizzando le performance dei fondi comuni di investimento, anche di quelli molto noti, che magari per tre anni hanno prodotto risultati notevoli, ma ora all’improvviso hanno subito una battuta d’arresto o incamerato una spiacevole perdita di gestione nonostante i risultati positivi di altri competitors. Questo vi deve indurre a ricercare continuamente i migliori gestori e soprattutto le migliori strategie di gestione anno per anno, non fossilizzandosi, tranne casi isolati, sempre sul medesimo prodotto, che magari vi ha dato gratificazione negli anni precedenti o la stessa investment house o banca di gestione di investimento. Il 2015 infatti nonostante abbia già lasciato un marchio indelebile negli annali delle cronache finanziarie (Grecia, China, Commodity, FED, Volkswagen) potrebbe riservarci ulteriori sorprese, magari non tanto piacevoli, verso la fine dell’anno. Il leit motiv per i prossimi due mesi saranno linkati ancora alle decisioni di due grandi banche centrali, quella cinese e quella statunitense. La prima potrebbe nuovamente intervenire per prestare ancora supporto tanto alla divisa cinese quanto ai corsi dei mercati azionari di Shanghai & Company. La seconda invece dovrà decidersi su questo tanto annunciato ed atteso rialzo dei tassi dando avvio ad un ciclo bearish per gran parte del mondo obbligazionario.
In Europa anche la BCE potrebbe ulteriormente amplificare il proprio operato sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo per imprimere maggiore propulsione alla crescita economica europea, tutto sommato abbastanza asfittica se rapportata alla convergenza favorevole di molti parametri macroeconomici. A mio avviso per la fine dell’anno due potrebbero essere i drivers che muteranno le aspettative degli operatori istituzionali e pertanto il comportamento dei mercati tanto azionari quanto obbligazionari. In primis l’esito delle elezioni in Spagna: la riconferma di Rajoy rappresenterebbe la fine dei movimenti europopulisti proprio come ha recentemente dimostrato il Portagallo. Per dirla con una terminologia colorita, tanto rumore per nulla: alla fine quando si è in cabina con la scheda e la matita tra il baratro e l’indefinito si preferisce una amara certezza (anche noi italiani abbiamo fatto lo stesso nel Maggio 2014), Il secondo driver invece è rappresentato dallo scenario di landing cinese ovvero come verrà gestito dalle autorità cinesi (in sintesi dal Presidente Xi Jinping) l’attuale fase di rallentamento economico a seguito della transizione al nuovo modello di sviluppo economico unitamente alla mitigazione e sgonfio delle due bolle interne (mercato azionario ed immobiliare). Inutile ricordare che un ulteriore peggioramento del quadro macro in Cina avrebbe pesanti conseguenze e ricadute per tutti i mercati e per tutte le macro aree geografiche.