Vi ricordate come si è innescata la crisi del debito sovrano italiano nell’estate del 2011 e che cosa ha colpito ? Le quotazioni dei titoli di stato e per osmosi anche i titoli azionari, soprattutto quelli bancari per il peso significativo di titoli di stato proprio italiani che detenevano in portafoglio le varie banche italiane. Ricordo ancora come aprivano i telegiornali italiani durante l’agosto del 2011 ossia veniva ostracizzato l’attacco speculativo al nostro paese da parte dei fondi locusta e soprattutto veniva evidenziata la debolezza finanziaria del nostro paese. A distanza di cinque anni sappiamo che durante quella estate andò in scena un colpo di stato ben orchestrato e pianificato con lo scopo di destituire il Governo Berlusconi e soprattutto Berlusconi stesso, il quale era diventato un esponente di governo ormai incontrollabile e non ricattabile,: pensate solo a quanto si stava facendo allora in termini di politica estera con la Libia di Gheddafi e la Russia di Putin. Il primo a cui tutto questo non era proprio gradito era Obama, seguito a sua volta da Merkel e Sarkozy. Inoltre Berlusconi si era posto in profondo contrasto con il FMI il quale in quell’anno aveva già stilato un programma ad hoc per la ristrutturazione di tutta l’economia nazionale. Quanto sto esponendo non è una mia opinione, trattasi ormai di fatti assodati ed acclarati dalla stampa internazionale diversi anni dopo: nel 2011 vi fu un complotto per destabilizzare un governo italiano e far cadere chi non si riusciva a far cadere. Sappiamo che cosa accade dopo: lo spread divenne il tema dominante di ogni talk show, Napolitano proclamò Monti quale presumibile superman ingaggiato per salvare la nazione e cosi via. A distanza di anni ci siamo resi conto dell’effettivo spessore e capacità professionale di Monti & Company.
Ciò nonostante, quello che la maggior parte degli italiani pensano ritornando con la memoria a quell’estate è collegata all’impennata dello spread ed alla speculazione finanziaria che colpì i titoli di stato italiani. Pensiamoci un momento, per l’opinione pubblica, la motivazione principe che portò alla fine indotta del Governo Berlusconi fu la pesante caduta delle quotazioni dei titoli di stato, in un certo senso potremmo dire che l’italiano medio riteneva colpevole di questa vicenda l’allora Presidente Berlusconi ed il suo governo. Il tempo ci ha portato altri tipi di evidenza riguardo a questi fatti di cronaca finanziaria. Ora siamo in mano a Renzi & Company ed abbiamo tutta l’industria bancaria italiana sotto assedio finanziario dalla fine dello scorso anno senza contare in parallelo i fatti di cronaca finanziaria che nel frattempo abbiamo vissuto in contemporanea: fallimento di quattro banche nazionali, due salvataggi in extremis (Vicenza e Veneto Banca) che hanno prodotto l’azzeramento di miliardi di risparmio nella mia regione, una banca italiana conosciuta in tutto il mondo, MPS, partecipata dallo Stato, destinata ad azzerare il proprio valore in borsa, senza dimenticare quanto sta accadendo a tutte la banche italiane quotate da inizio anno. Eppure l’attuale governo regnante durante tutte queste vicende è ben saldo sulla poltrona di comando e continua a inondare l’etere con proclami del tipo: le banche italiane sono sicure, i correntisti non devono aver timore, non applicheremo il bail-in e cosi via. Per molto meno hanno complottato per liberarsi di Berlusconi & Company.
La maggior parte di chi sta leggendo questo post presumo si troverà in vacanza o sarà in ferie e pertanto almeno queste due settimane dell’anno non vorrà sentire niente di quanto sta accadendo al paese vista già la nausea con cui deve vivere nel quotidiano a causa di un’immigrazione (volutamente) selvaggia ed un lento deterioramento del clima socioeconomico. Pur tuttavia Renzi & Company sono ancora lì, grazie ad una stampa nazionale che per la stragrande maggioranza dei casi ha esposto platealmente la propria bandiera di appartenenza. Quello che abbiamo appreso lo possiamo ricondurre a due constatazioni oggettive: le banche italiane non sono affatto sicure, gli stress test della scorsa settimana hanno evidenziato una misera sufficienza scolastica, tranne per IntesaSanPaolo; non è ancora chiaro come si potrà risolvere il tutto in tempi brevi e ragionevoli, considerate che è da inizio anno che il quadro è diventato insostenibile. Atlante non serve a niente, anzi è servito per evitare il panico ed innescare una crisi sistemica, salvando le due banche venete dal baratro, attenzione, l’attività bancaria di questi due istituti, non il valore delle azioni di queste banche. Non si tratta piu ormai di salvare una singola banca o un pool di banche, ma l’intero panorama italiano. Le banche italiane prese nella loro generalità hanno i peggiori indici di redditività, i peggiori coefficienti di patrimonializzazione ed il peggiore quantitativo in percentuale di credito deteriorato rapportato al totale delle attività. Nonostante questo il Governo Renzi non viene messo in discussione, di recente si sono aperte anche delle aree di contrasto tra Padoan e lo stesso Renzi che fanno comprendere come anche in questo caso si sta navigando a vista senza un programma di viaggio ben definito. Della serie aspettiamo la salvezza da Bruxelles.
Proprio qui si apre un possibile scenario ossia il fatto che a livello sovranazionale venga istituito il Fondo Salva Banche non solo per aiutare quelle italiane ma anche per alcune tedesche il cui outlook è tutt’altro che confortante. Il bail-in ormai lo abbiamo compreso non può essere applicato in modalità sistemica, ma solo sporadica e saltuaria, nel senso che questo meccanismo di risoluzione per crisi bancarie trova fondamento qualora vi sia un singolo istituto in difficoltà e non l’intera platea degli attori bancari. A questo punto è sempre più possibile e giustificabile l’istituzione di una imposta ad-hoc sui depositi (di qualunque entità) per la creazione ed alimentazione di un super fondo di salvataggio bancario. Casualmente il FMI ne aveva parlato circa 18 mesi fa. Ad esempio in Italia con una disponibilità di depositi bancari stimata a oltre i 2.3 trilioni si potrebbe istituire un prelievo coatto pari al 3% su tutte le giacenza (pertanto anche chi avesse poche decine di euro sul conto verrebbe colpito). In questo mondo si potrebbe dar vinta ad un super fondo di salvataggio con una dotazione di almeno 75 miliardi da utilizzare per la sottoscrizione di mega aumenti di capitale in tutte le grandi banche di interesse nazionale, che in questo modo avrebbero come azionista di riferimento proprio questo fondo a controllo pubblico. Il rafforzamento patrimoniale comunque rappresenta una condizione necessaria, ma non sufficiente: in tal senso infatti le banche italiane devono ritornare ad essere aziende che fanno utili in linea con la media europea. Con il livello di tassi odierno la profittabilità rimane una chimera, per questo molti istituti si stanno buttando sull’asset management e sui servizi assicurativi, aree di mercato che consentono di generare proventi piuttosto facilmente senza mettere a rischio il capitale di funzionamento. Una strada obbligata, qualora venisse implementato il Super Fondo di cui sopra, è rappresentata dalla diminuzione dei costi di esercizio e quindi meno personale e meno filiali. Capite tutti voi pertanto che in ogni caso anche in presenza di una mega operazione di salvataggio nazionale, l’incubo per le banche continuerà, non per i correntisti ed azionisti questa volta, ma per le varie maestranze che lavorano in questo ambiente.