Tra due mesi andrà a regime il bail-in e potete scommettere che ci saranno molte amare sorprese già nel primo semestre del nuovo anno per molti correntisti ed obbligazionisti, gli azionisti neanche li conto perchè il rischio lo corrono per definizione. Abbiamo parlato del bail-in e delle sue dirette implicazioni che impatteranno sulla consistenza finanziaria del patrimonio di molti correntisti sin dal 2014, nonostante questo vi sono ancora oggi più persone di quelle che immaginate che non ne comprendono il funzionamento e soprattutto non ne percepiscono ancora i rischi. Dal 2013 si è infranto un tabù ovvero che anche i depositi bancari sono a rischio oltre alle obbligazioni ed azioni, è stato proprio il bail-in di Cipro (con Laiki Bank, Hellenic Bank e Bank of Cyprus) a fare da apripista. Nel 2014 abbiamo avuto un altro episodio similare in Portogallo, con il bail-in degli obbligazionisti del Banco di Espirito Santo: si tratta solo di aspettare e arriverà anche il terzo con tutto il suo clamore mediatico, magari proprio in Italia visto il deterioramento patrimoniale insostenibile che hanno alcune banche italiane non quotate. Personalmente approvo e foraggio l’istituzione del bail-in nella sua più assoluta convinzione, deve finire il tempo in cui ai contribuenti si deve chiedere di risanare gli errori di governance di qualche istituto di credito che è vissuto e sopravississuto solo grazie al principio folle del moral hazard (della serie, se io banchiere sbaglio ad amministrare la banca, allora arrivano i contribuenti che ci mettono una pezza). Chi sbaglia deve pagare, questo deve valere tanto per i banchieri quanto per i loro clienti che si affidano ciecamente senza alcuna attività di controllo sull’operato di codesti managers. Il piagnisteo di piccoli azionisti a cui stiamo assistendo in Veneto a causa dei due scandali di cronaca finanziaria che hanno colpito quest’anno in parallelo Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza è solo una conseguenza diretta di una mancanza di controllo sul governo di queste aziende proprio da parte degli stessi azionisti che hanno sempre applaudito alla cieca ogni strategia aziendale proposta.
Torniamo a noi: dal 2016 sarete pertanto obbligati a modificare sensibilmente il vostro approccio con gli istituti di credito e ad attivare un vero e proprio processo di screening per individuare e ricercare le banche patrimonialmente più solide e per questo (in teoria) più sicure. Sta diventando il tormentone di questa ultma parte dell’anno ossia come si fa a individuare una banca sicura. Non è facile semplificare un tema così complesso visto quanto sta caratterizzando tutta l’industria del credito in Italia. Ricordiamoci infatti sempre che il mestiere del banchiere è tra i più difficili al mondo (che ne dicano i vari complottisti o blogger sfigati) in quanto per definizione si compra rischio da un lato e dall’altro si vende certezza. La maggior parte delle attività imprenditoriali fa esattamente l’opposto. Vi è quindi un modo per apprendere se una banca è sicura ? Per rispondere a questo angosciante quesito, ci viene in soccorso tanto la matematica finanziaria quanto la ragioneria applicata (che purtroppo non sono discipline di facile comprensione a tutti). Andiamo per gradi, una banca è un’azienda ed in quanto tale ha crediti, debiti ed un capitale di rischio iniziale, quest’ultimo solitamente il denaro che hanno apportato gli azionisti ed i fondatori. In una banca, contrariamente a quanto avviene per le altre tipologie di aziende, i depositi che hanno effettuato i clienti sono un elemento del passivo in quanto rappresentano un prestito (temporaneo) che si sta effettuando alla banca, mentre i debiti che hanno i clienti sono un elemento di attivo patrimoniale in quanto rappresentano un prestito che ha concesso la banca nei loro confronti.
Già da questa semplicistica rappresentazione di patrimonio possiamo individuare il quoziente Loan to Deposit Ratio (LTD) il quale rapporta il volume dei prestiti concessi dalla banca al volume dei depositi. Questo quoziente può rappresentare un indice di liquidità della banca, se superiore a 1.0 significa che la banca ha prestato pù di quanto ha raccolto esponendosi a possibile stress finanziario per far fronte ai propri impegni nei confronti proprio dei correntisti. Se inferiore ad 1.0 l’esatto contrario: attenzione comunque che un LTD troppo basso può anche compromettere la capacità della banca di creare reddito e questo nel lungo termine diventa un elemento negativo. Una banca che produce utili significa che è in buona salute, sempre che non nasconda viziosamente la valutazione ed il vero stato di alcune poste contabili di critica quantificazione come i crediti considerati inesigibili o le sofferenze. Queste ultime ad esempio se espresse in percentuale rispetto agli impieghi erogati possono essere un ulteriore elemento di valutazione. Ad oggi il sistema bancario italiano ha raggiunto il record storico del 10%, significa che ogni 100 euro prestati, 10 euro sono in forse in termini di restituzione. Sul versante patrimoniale se queste sofferenze diventassero interamente inesigibili andrebbero ad erodere oltre il 20% del patrimonio bancario. Prima della crisi finanziaria questa percentuale si aggirava ad un fisiologico 3%. Un ulteriore elemento di valutazione è rappresentato dall’ormai famoso Core Tier 1 (conosciuto anche come Capital Tier 1).
Sostanzialmente esprime il capitale di rischio delle banca (capitale sociale con riserve di utili accantonati) in rapporto al volume dei prestiti ponderati per classi di rischio. Consente pertanto di comprendere se la banca in questione ha un patrimonio sufficiente per restituire il denaro alla propria clientela, tenendo conto anche dei prestiti precedentemente erogati che potrebbero diventare sofferenze o crediti inesigibili. Questo quoziente rappresenta un pilastro della normativa di Basilea 3 imponendo il livello minimo di 8,5 % (pertanto più alto è il numero più elevata è la solidità della banca). In sintesi pertanto il Core Tier 1 è una misura del grado di patrimonializzazione che ci consente di definire la solidità del suo patrimonio secondo le recenti guide linea europee. Se il Core Tier 1 è maggiore del 6% la banca è ben capitalizzata (well capitalized), se inferiore al 6% ma superiore al 4% è adeguamente capitalizzata (adequally capitalized), se inferiore al 4% allora sottocapitalizzata (undercapitalized), se inferiore al 3% significativamente sottocapitalizzata ed infine se inferiore al 2% allora criticamente sottocapitalizzata (critically undercapitalized). Termino questo post con il seguente monito, se quando andate allo sportello della vostra banca a chiedere (giustamente) la lettura e la conoscenza di questi parametri e quozienti di patrimonio, vi sentire dire “ma perchè le interessano” o frasi simili, non tergiversate oltre, chiudete il conto e spostatevi su altri istituti di credito. Solitamente chi ha i numeri a posto, li espone direttamente in filiale per farsi bello del proprio status, viceversa si tende a non metterli tanto in mostra per ovvie ragioni !