Torniamo indietro con la mente ad un anno fa e presumo che la maggio parte dei lettori si ricorderà la pomposità mediatica che caratterizzava tutto il mondo delle altcoins e delle criptovalute. Proprio allora ricordo che postai un redazionale che per primo richiamava all’analogia con la bolla dei tulipani, enfatizzandone le dinamiche similari. Il Bitcoin infatti giusto la scorsa estate iniziava la sua escalation di prezzo che lo portò sulla soglia dei 20.000 dollari alla fine del 2017. Ricordo sempre in quel periodo che successivamente a questo mio redazionale, anche Jamie Dimon, il CEO di JP Morgan, aveva allertato le comunità finanziarie mondiali di come l’andamento delle quotazioni del Bitcoin fosse caratterizzato da esuberanza se non follia irrazionale proprio come avvenne durante la bolla dei tulipani in Olanda, che vi consiglio vivamente di andare a rivedere per gli aspetti socioeconomici che ad essa scaturirono successivamente. Ancora ricordo come molti blogger improvvisati e sedicenti imbonitori dal losco passato professionale attaccavano con aggressione tutti coloro i quali osavano sconfessare il mantra del Bitcoin e l’ascesa delle criptovalute. In taluni casi si arrivava anche a vere e proprie minacce di rappresaglie in cui si diffidava dal continuare a criticare quanto stava accadendo sui mercati, insultando grezzamente in prima facie senza tanti riguardi chiunque manifestasse la sua scetticcità attorno al fenomeno cripto.
Ovviamente tali beceri figuri a distanza di qualche trimestre si è visto che tipo di interesse economico privato avessero nei confronti di questo nuovo tema di investimento, facendo convogliare il più possibile tanto denaro stupido in un momento temporale poco favorevole. Si doveva per questo enfatizzare spocchiosamente che stava passando un treno carico d’oro e che non ti potevi permettere di perderlo. Come ha insegnato Gordon Gekko in Wall Street (1987) gli spazza soldi vanno e vengono con ogni mercato al rialzo, i sistemisti invece superano ogni crisi o crollo di mercato. Se seguite l’andamento delle altcoins in questi ultimi due mesi noterete la pesante e progressiva contrazione della capitalizzazione di mercato con in parallelo la caduta delle quotazioni di tutte le altcoins. Il Bitcoin in tal senso sembra ben intenzionato a baciare la soglia dei 5.000 dollari per unità di conto. La prima metà dell’anno ha rappresentato un bagno di sangue, al di là della consueta volatilità, per l’intero comparto di investimento non convenzionale. Ricordo come in questo video clip di inizio anno allertavo del possibile raggiungimento di tale soglia nel giro di pochi mesi in forza della violenta contrazione avvenuta nel mese di gennaio. La struttura a massimi decrescenti che caratterizza le attuali price action non fa presagire nulla di edificante, anzi caso mai l’esatto opposto. Se la muraglia dei 5.000 dollari del Bitcoin in qualità di livello psicologico non dovesse reggere la forza propulsiva ribassista, l’aspettativa di ribasso potrebbe estendersi anche sino ai 2.500 dollari.
Le ragioni che spiegano quanto sta accadendo sono sostanzialmente due. La prima è ovviamente la consapevolezza che quello che è andato in scena negli ultimi dodici mesi rappresentava una tipica bolla speculativa formatasi in forza di tanta avidità e stupidità. Chi infatti è entrato sul mercato in quel momento epocale ? Come si è rappresentato in più occasioni nella maggior parte dei casi piccoli investitori improvvisati, cercatori del profitto facile e in misura superiori tanti poveri illusi che hanno creduto alla favola del pifferaio magico. La seconda motivazione ci arriva da una recente intervista alla CNBC fatta a Spencer Bogart (Blockchain Capital LLC) il quale analizzando le dinamiche dei prezzi attuali sostiene che si stanno verificando massicce vendite di posizioni strategiche da parte di centinaia di hedge fund in tutto il mondo i quali devono a loro volta far fronte alle richieste di smobilizzo della loro clientela che vedendo girare in equity negativa la loro sottoscrizione preferiscono uscire da un mercato in cui ora tutto può essere possibile. Questi stessi fondi speculativi a loro volta hanno consentito il price pump dello scorso anno perchè hanno permesso attraverso le sottoscrizioni ai loro comparti tradizionali di investire in criptovalute anche ai soggetti a digiuno di cultura informatica e tecnologica. Si stima a riguardo che solo durante il 2017 sono stati creati oltre 200 hedge fund specializzati esclusivamente nel buy & hold a medio e lungo termine di altcoins.
Molto significativa anche la sua view sul prossimo futuro che presuppone un anno devastante proprio per le altcoins con un ulteriore proseguo accelerato della discesa a fronte della tematica ormai mediaticamente iperinflazionata. Questo quadro tuttavia non varrebbe paradossalmente per il Bitcoin, il quale si starebbe sempre più trasformando in una sorta di commodity finanziaria che presto verrà inserita all’interno delle allocazioni satellitari dei portafogli dei grandi investitori tradizionali, anche grazie alla presenza odierna di un future regolamentato. Secondo questa tesi una volta che saranno usciti tutti questi cialtroni e disperati della prima ora, inizierà ad entrare lo smart money, tuttavia non a pioggia come ha fatto nel 2017, ma in modalità certosina e quasi chirurgica. Si potrà per questo assistere ad impensabili cambiamenti nel ranking mondiale alla fine del 2018 in base ad una nuova capitalizzazione di mercato. Questa visione di mercato trova conferma anche da parte di altri analisti e guru accreditati del settore che consigliano in tal senso a fronte di una propria convinzione tattica di lungo periodo di effettuare gli ingressi sul mercato spalmando gli acquisti su specifiche altcoins di terza generazione all’interno di una finestra temporale compresa tra un minimo di tre ad un massimo di nove mesi nella conclamata evidenza che nessuno in questo momento può predire il livello di minimo che raggiungerà il mercato. Ricordando in ogni caso di allocare esclusivamente il capitale che ci si può permettere di perdere interamente senza che questo intacchi il nostro stile di vita o le nostre esigenze finanziarie.