La liquidità, soprattutto e sopra tutto. Questa citazione che rappresenta una autentica regola di condotta ed uno dei pilastri ortodossi per chiunque eserciti un’attività imprenditoriale sembra sia attribuibile ad Andrew Mellon, il banchiere statunitense, vissuto a cavallo tra il 1800 ed il 1900, considerato uno dei pionieri del capitalismo americano. Fondò una delle più rinomate banche dell’epoca, la Mellon Financial, che è conosciuta ai giorni nostri con la sigla BNY ovvero Bank of New York Mellon. All’apice della sua carriera era considerato il terzo uomo più ricco del mondo, dopo J.D. Rockefeller ed Henry Ford: la sua determinazione e professionalità lo portò ad essere nominato anche Segretario del Tesoro, praticamente la terza carica per prestigio istituzionale negli States, dopo quella del Presidente e del Governatore della Federal Reserve. La liquidità sembra sia diventata il tema dominante in questo periodo di mercato, nella consapevolezza di come oggi molte asset class siano sovrastimate (obbligazioni corporate e titoli sovranazionali) o addirittura in bolla finanziaria (azioni USA e Xetra). Il 2014 è destinato ad essere un anno di transizione, forse l’ultimo in tal senso per chi investe o deve ricercare rendimento.
Molti lettori mi scrivono chiedendomi che cosa fare ora con la liquidità soprattutto a fronte del recente taglio dei tassi e dello scenario deflativo che si sta delineando. Sul piano pratico è ormai impossibile puntare su un 3% netto senza incorrere in rischi significativi di portafoglio (rischio emittente, rischio valuta o rischio mercato). Le proposte a cosidetto capitale protetto che potete trovare nei conti di deposito online rappresentano un sorso d’acqua in una afosa giornata in pieno deserto. Se considerate il bollo sul dossier titoli e la nuova tassazione sulle rendite (leggasi tassazione dei poveri risparmiatori) forse arrivate ad un insignificante 1.5/1.75%. Non vi sono molte opportunità, l’unica è rischiare al momento per provare a portare a casa un 4/5% con i fondi obbligazionari convertibili o con i fondi obbligazionari area paesi emergenti e possibilmente in valuta locale. Per farvi un esempio, lo scorso anno l’annuncio del tapering durante il mese di maggio ha impattato proprio su queste asset class producendo una volatilità avversa di oltre il 15%. Sui titoli di stato area euro ormai si è detto tutto, sono quasi tutti sopravvalutati, non ha significato prendere posizione ora su tali mercati. Chi avesse investito in titoli italiani o spagnoli durante l’estate del 2012 ad oggi avrebbe realizzato oltre il 25% di performance.
In tal senso torna in auge il motto cash is king. Non è detto che bisogni sempre essere investiti al 100%, anzi in certi momenti di mercato rimanere quasi interamente liquidi, con una remunerazione tutto sommato insignificante, può far maturare un vantaggio competitivo ed un premio implicito di rendimento che si manifesterà magari nel futuro. Proprio Warren Buffet ci ha insegnato questo modus operandi: stai alla finestra, aspetta e muoviti di conseguenza se ci sono le condizioni. La sua Berkshire Hathaway, la holding statunitense di investimento tra le più grandi del mondo, ha costruito e preservato la ricchezza dei suoi investitori mantenendo sempre una rilevante quota del patrimonio gestito in liquidità: questo ha consentito a Buffet di comportarsi come un raider in momento di mercato difficili o durante crisi aziendali. Proprio in questo modo ha potuto rilevare una ingente partecipazione in Goldman Sachs alla fine del 2008, quando la nota banca d’investimento stava per finire come la concorrente Lehman. Nei prossimi mesi è molto probabile assistere a nuove fasi di turbolenza finanziaria, i driver che saranno generatori di nuova criticità sono identificabili su più fronti.
Primo fra tutti il fronte cinese, i rumors di una crisi immobiliare e finanziaria stile quella dei subprime negli USA è data sempre più probabile. In Giappone l’Abenomics si sta trasformando in un boomerang con risultati molto deludenti. In Europa, oltre alla deflazione, abbiamo due malati, Francia e Italia, che continuano a tergiversare sul piano politico, senza rendersi conto che devono fare copia e incolla con quanto implementato dalla Spagna. Il peggioramento del tessuto economico e la nuova tensione sociale produrranno un protrarsi degli effetti recessivi e depressivi che impatteranno moltissimo sui consumi, non solo europei ma mondiali. Le asset class che potrebbero vedere un ritorno di interesse nel breve termine e quindi maggior vivacità nelle quotazioni possono essere considerate le obbligazioni corporate emesse in valuta locale da società occidentali con business sedimentato a livello globale. Chi avesse maggiore propensione al rischio può puntare anche sul debito governativo in valuta locale emesso da pesi emergenti, sempre tenendo a mente come la volatilità avversa aspetta dietro l’angolo. Per la maggior parte dei lettori consiglio di rimanere in liquidità (senza vincoli) proprio con la consapevolezza che nei prossimi mesi potremmo assistere ad una nuova fase di repricing di molte asset class che a quel punto diventeranno molto più appetibili e convenienti.