Nel 1996 l’allora Presidente della Federal Reserve, Alan Greenspan, coniò per la prima volta al mondo il termine di esuberanza irrazionale per rappresentare alle comunità finanziarie mondiali le anomalie intrinseche dei mercati azionari di quell’epoca i quali erano caratterizzati da una florida propulsione rialzista che vide una intensa accelerazione proprio verso la fine degli anni Novanta in concomitanza della sboom di tutto il settore tecnologico. Era la bolla azionario sul Nasdaq. Chi ha almeno 20 anni di esperienza come trader professionista si ricorda ancora perfettamente quel periodo, che cosa comportò sui portafogli e le quotazioni e soprattutto le perdite ingenti del parco buoi che spinta dalla stupidità e dall’avidità si buttarono sul trend rialzista proprio verso la sua fine. Greenspan aveva coniato quel termine per spiegare che in presenza di una discesa consistente dell’inflazione i rendimenti finanziari sull’obbligazionario sarebbero costantemente scesi nel tempo. Coloro che necessitavano remunerazione avrebbero pertanto dovuto cercarla nell’azionario in forza della capacità delle aziende di produrre utili e conseguentemente un aumento delle loro quotazioni.
Da allora sono passati due decenni, ci sono state almeno altre tre grandi contrazioni azionarie mondiali: il crollo azionario del 2008 a causa dei subprime, lo shock azionario del 2011 per la crisi del debito sovrano europeo e la contrazione azionaria in Cina del 2015 per l’eccesso di debito privato. Tutte la grandi correzioni sono state precedute da un eccesso di ottimismo. Il 2020 è iniziato troppo bene nonostante si siano ridimensionati alcuni rischi geopolitici: tregua tra USA e Cina sulla guerra commerciale (per non compromettere la corsa alle presidenziali di Trump), Brexit ormai sdoganata ed Europa con il contenimento politico dell’incubo sovranista. Questo ha creato le condizioni per una distensione degli operatori istituzionali che ha acceso la luce verde sui mercati azionari, nonostante ormai il ciclo economico espansivo durasse da oltre dieci anni. A sorpresa (ma mica tanto) verso la fine di Gennaio 2020 è arrivato il virus di Wuhan il quale ha impattato irrisoriamente sui mercati azionari, i quali stanno viaggiando sui massimi storici DI sempre. L’indice S&P500 ormai si trova sui 3400 punti (dal 2010 si tratta di un incremento del 300%).
Le quotazioni così elevate, nonostante il quadro clinico a livello mondiale per gli effetti del virus di Wuhan siano ancora aleatorie, sono dovute alle operazioni di espansione monetaria effettuate dalle banche centrali delle economie avanzate e dalle operazioni di buyback azionario delle stesse società quotate sui listini. Le azioni salgono a causa dei tassi di interesse negativi sul reddito fisso, pertanto chi ricerca remunerazione del capitale in questo momento storico è obbligato ad acquistare azioni confidando che queste continuino a pagare lauti dividendi in forza di una crescita economica globale in costante abbrivio. Per far comprendere questo passaggio considerate il seguente titolo sovranazionale zero coupon (ISIN: EU000A1G0DK9) emesso dall’EFSF (Fondo Europeo di Stabilità Finanziaria) che scade nel Novembre del 2022. In questo momento la sua quotazione è di 101.30, significa che pagate più di un punto percentuale per prestare denaro all’Unione Europea per quasi due anni confidando che alla scadenza riceverete sicuramente 100 (Rating AAA). Nel 2010 questo sarebbe stato sostanzialmente impossibile e forse anche inconcepibile.
Tuttavia le varie operazioni di sostegno finanziario che hanno implementato le banche centrali mondiali hanno esacerbato le quotazioni dei titoli di debito in quasi tutto il mondo. Numerose case di gestione oggi parlano di una nuova fisiologia dei mercati finanziari dovuta proprio alle politiche monetarie del passato, piuttosto che di patologia dei mercati finanziari in relazione ai tassi negativi del reddito fisso. In assenza di inflazione i debiti delle nazioni non si possono ridurre in rapporto al PIL e pertanto i tassi non si possono alzare per evitare il default di numerose nazioni occidentali. Pertanto solo il mercato azionario risulta in grado di generare alpha grazie ai suoi dividendi, i quali si basano sulla crescita degli utili a sua volta dipendenti dalla creescita economica globale. Ma cosa accadrebbe pertanto se le proiezioni della crescita economica mondiale dovessero essere ampiamente riviste in quanto il virus di Wuhan potrebbe spostarsi anche in altri continenti ? Non si tratta più di una ipotesi, ma di una certezza ormai. Il contagio si sposterà anche in Europa, negli Stati Uniti e soprattutto in Africa: si tratta solo di aspettare alcune settimane. A quel punto anche gli occidentali si comporteranno come gli asiatici ? Ossia chiudendo per settimane fabbriche, aeroporti, negozi e centri commerciali ? Per dirla con le parole di Greenspan, risulta alquanto irrazionale pensare che nel corso del 2020 gli effetti ritardatari del coronavirus non mancheranno ad impattare sui mercati azionari.