In Italia oltre undici milioni di pensionati hanno una rendita pensionistica mensile di importo inferiore ai 750 euro: rappresentano quasi i 2/3 di tutti i soggetti che ricevono un trattamento previdenziale a fronte di contribuzione versata o di assistenza sociale (in totale abbiamo a fine 2017 oltre diciotto milioni di pensionati). Quante volte abbiamo udito durante un talk show in Italia che la metà dei pensionati italiani ha una pensione mensile inferiore ai mille euro ed in parallelo che il nostro Paese vanta la percentuale di spesa più elevata se rapportata al PIL proprio per la spesa pensionistica, oltre il 17%, troviamo dietro di noi rispettivamente Grecia, Francia e Austria. La tanto osannata e ricca Germania si trova con un rapporto tra il 13 e 14% ciò nonostante il quadro socio economico tedesco non appare affatto rincuorante. Il 60% dei pensionati tedeschi ha diritto ad una pensione inferiore ai mille euro, nel complesso la metà delle pensioni erogate è di importo inferiore agli 800 euro. Per dare un’idea del quadro sociale considerate che in Germania avere un reddito netto mensile inferiore ai 969 euro al mese significa essere povero. In Italia tale importo è quasi la metà, 500 euro netti mensili. Il mito che le pensioni tedesche sono elevate e rappresentano una sorta di assicurazione sociale contro la povertà ormai fa parte dei luoghi comuni del passato. I pensionati tedeschi iniziano da qualche anno a percepire un mutamento epocale soprattutto in un paese in cui la cultura della proprietà di un’abitazione non è radicata nelle persone come ad esempio in Italia.
La sensazione di povertà o il rischio di povertà ha iniziato da qualche anno ad avanzare anche nella tanto ricca Germania. L’esclusione sociale che si può vivere durante la terza età a causa di rendite pensionistiche troppo basse in rapporto al costo della vita rischia di avere ripercussioni dirette sulla crescita e propulsione economica tedesca nei prossimi anni. Sono quasi tre milioni i pensionati tedeschi che ricevono un sussidio di integrazione alla pensione in forza di importi maturati troppo esigui. Quello che sta accadendo ai pensionati tedeschi e italiani che possono contare solo su rendite pensionistiche troppo basse dovrebbero mettere in allarme le giovani generazioni attuali nella consapevolezza che in assenza di risorse finanziarie proprie durante la fase della terza età a cui poter attingere è assicurato lo stato di indigenza economica. Pensionati tedeschi che sopravvivono grazie agli aiuti degli enti caritatevoli, alle elargizioni del banco alimentare o che settimanalmente ricercano cibo avanzato all’interno dei cassonetti dell’immondizia rappresentano scene consuetudinarie nelle grandi città metropolitane. Le stesse scene che vediamo noi italiani si ripropongono anche nel territorio alemano con le medesime considerazioni. La trasformazione che ha avuto il tessuto economico e produttivo tedesco in questi ultimi due decenni non è poi cosi tanto diversa da quella italiana.
La crescita di settori economici nel terziario avanzato con stipendi ridicoli (la chiamano generazione 500 euro in Italia), i processi di delocalizzazione che hanno sottratto posti di lavoro ben remunerati ed infine i processi di precarizzazione in numerosi settori hanno ridotto lentamente ed inesorabilmente sia la capacità di risparmio che l’apporto per la propria contribuzione sociale. Per questo motivo molti pensionati tedeschi scappano dal proprio paese proprio come gli italiani, trasferendosi solitamente in paesi mediterranei dove il clima è decisamente più gradevole ed un minor costo della vita consente di vivere più dignitosamente. La differenza che hanno i tedeschi rispetto agli italiani è che si lamentano molto di meno, accettano quello che sta accadendo e se possono tentano di ammonire quelli più giovani. Può far comprendere il clima politico, non più cosi tanto idilliaco, che si sta vivendo in Germania considerando che la Sinistra sta ipotizzando di introdurre una imposta sul patrimonio per sostenere una pensione universale minima di 1.050 euro mensili. Come vedete i problemi sono gli stessi anche al nord teutonico d’Europa. Bisognerà vedere se una tal proposta sarà digerita dall’establishment tedesco: una tassa patrimoniale incentiverà i ricchi e benestanti ad andarsene. Anche la Germania sta soffrendo per la crisi demografica interna.
Per ogni anziano con più di 65 anni vi sono tre tedeschi in età lavorativa, ma nel 2050 tale rapporto si abbasserà a due lavoratori per ogni pensionato. La soluzione a questo deficit demografico si chiama crisi dei rifugiati secodo l’establishment teutonico: ne abbiamo già fatto menzione all’interno di precedenti redazionali, tanto la Germania quanto l’Italia rischiano il default finanziario a fronte delle loro dinamiche demografiche. In assenza di una modifica sostanziale delle dinamiche di spesa delle spesa previdenziale e sanitaria, si è obbligati a modificare quantitativamente la popolazione attraverso l’importazione di africani funzionalmente analfabeti. Attenzione che tale soluzione strategica è altamente rischiosa in termini di risultato finale, vale a dire che l’esito a consuntivo è molto aleatorio. L’aumento della popolazione non autoctona unitamente allo scontento sociale per il peggioramento della qualità della vita hanno alimentato in questi ultimi cinque anni l’ascesa del sentimento nazionalista: solo in questo modo si spiega il successo di AFD (Alternative fur Deutschland) ormai prossima al 20%. A fronte del trasformismo ed immobilismo della attuale coalizione di governo (Unione Cristiano Democratica assieme al Partito Socialdemocratico Tedesco) innanzi a temi molto sensibili ad una parte consistente dell’elettorato tedesco si inizia a ipotizzare che AFD possa trasformarsi con facilità nella seconda forza politica nazionale. Si tratta di aspettare ed anche in Germania i vecchi partiti tradizionali saranno messi in disparte.