Una volta che si è appreso quali sono i lavori che scompariranno entro dieci anni a seguito della disruption revolution apportata dalla digital economy dovrebbe venire spontaneo chiedersi quali potrebbero essere i percorsi di formazione accademica che consentiranno con facilità un inserimento nel mondo del lavoro ed eviteranno di andare ad allungare le fila dei precari cronici. In precedenza con questo video clip ho analizzato quali sono le lauree peggiori da conseguire in Italia: corsi di formazione universitaria che di fatto sono fabbriche seriali di disoccupati. Quello che trasmette molta inquietudine in Italia oltre al lento ed inesorabile declino socioeconomico che attende la sua popolazione nei prossimi decenni, è notare come questo tipo di rischio sistemico sia sottovalutato dalla maggior parte dei genitori che devono fornire supporto finanziario ai figli durante il periodo di formazione universitaria.
Non ci si rende conto che rispetto al passato studiare una materia piuttosto che un altra può produrre impatti economici e conseguenze sociali irreversibili sul percorso di vita di un ragazzo molto giovane. In più occasioni ho visto e continuo a vedere comportamenti genitoriali volti ad assecondare le follie o la superficialità dei propri figli nella scelta delle proprie aspirazioni professionali. Proviamo pertanto a far luce sulle lauree migliori da conseguire in Italia che consentano di poter pianificare la propria vita e che soprattutto evitino magari di dover emigrare per trovare occupazione lavorativa. Partiamo dicendo subito che nei prossimi dieci anni (2020/2030) il mercato del lavoro in Italia cambierà moltissimo sia nella consistenza che nella composizione.
Le proiezioni più attendibili, al netto dei fenomeni di turn over e della recente introduzione dello smart working, stimano oltre 2.5 milioni di nuovi occupati per l’Italia suddivisi per il 60% in laureati, il 35% in diplomati con formazione professionale ed infine un 5% di manodopera altamente specializzata (il che significa anche game over per la manodopera operaia generica). Solo entro i prossimi cinque anni serviranno in Italia almeno un milione di nuovi laureati per far fronte alle esigenze produttive apportate dalla disruption revolution. Questa clip descrive l’importanza di comprendere quali siano i settori tecnologici che traineranno la trasformazione sostanziale nella vita di tutti i giorni. I titoli di studio più richiesti saranno rispettivamente: al terzo posto lauree in ingegneria informatica e meccanica, lauree in economia aziendale (in particolare business administration e banking management) ed infine al primo posto lauree in formazione medico sanitaria (includendo anche scienze infermieristiche).
Robotizzazione, artificiale intelligence, fin-tech, slowbalization, digital economy e invecchiamento della popolazione rappresentano alcuni dei mega trend di cambiamento strutturale dell’economia e della società entro il prossimo decennio che necessiteranno di risorse umane preparate a gestirli. Proprio per questo motivo sarebbero da evitare assolutamente (al di là di un proprio riconoscimento culturale a titolo personale) i percorsi di studio accademico in lauree a profonda vocazione umanistica o sociale come letteratura italiana, filosofia, psicologia, scienze della comunicazione, aggiungendoci anche architettura e scienze politiche. Per far comprendere questo assunto è sufficiente ricordare che chi ha una laurea in discipline umanistiche ha il 40% di possibilità di rimanere precario per oltre 20 anni dopo il conseguimento del titolo di studio. Questa percentuale dovrebbe aumentare notevolmente nei prossimi anni in considerazione della velocità ed intensità del cambiamento epocale apportate dalla digital economy.