L’uomo più ricco e potente economicamente di sempre, almeno durante gli ultimi duecento anni, è considerato John Davidson (JD) Rockefeller, il famoso pioniere dell’industria petrolifera americana, nonchè fondatore della Standard Oil Company. Il suo patrimonio attualizzato ai giorni nostri sarebbe valutato oltre i 300 miliardi di dollari: la sua vita e i suoi successi imprenditoriali e soprattutto la sua magnanimità hanno ispirato il noto personaggio dei fumetti della Disney, Rockerduck, il quale si scontrava sempre durante la narrazione di ogni avventura con Paperon De Paperoni, il quale a sua volta era stato ispirato dalla biografia di un altro magnate del capitalismo americano, Andrew Carnegie, dalle dichiarate origini scozzesi. Zio Paperone infatti nasce a Glasgow e durante i primi anni della sua vita lavora come lustrascarpe: il primo denaro che guadagna è una moneta di 10 centesimi americani (la Numero Uno), sarà quest’ultima che lo spronerà ad emigrare in America alla ricerca della fortuna e del successo economico. Il potere economico, se non un vero e proprio monopolio, che arrivò ad ottenere JD Rockefeller spinse la Corte Suprema degli Stati Uniti nel 1911 ad ordinare lo spacchettamento della sua compagnia petrolifera al fine questo di preservare la libera concorrenza nel settore petrolifero. La Standard Oil Company fu per questa scissa in 34 nuove società petrolifere ognuna con una propria competenza territoriale.
Alcune di queste società sono tutt’oggi operanti e conosciute con il nome di fantasia che venne allora assegnato: ad esempio la Standard Oil of Indiana conosciuta come Amoco oppure la Standard Oil of California conosciuta come Chevron. Si può tranquillamente affermare che la Standard Oil Company è stata la prima multinazionale del pianeta, la quale gestiva la risorsa vitale più importante di quell’epoca ossia il petrolio: si stima che grazie al suo monopolio, Rockefeller controllasse quasi il 2% del PIL americano. Cento anni dopo abbiamo uno scenario economico mondiale similare, quello che è cambiato è la risorsa oggetto di monopolio. Sto parlando dei dati sensibili di ognuno di noi i quali sono nelle mani di cinque multinazionali americane: Google, Amazon, Facebook, Apple e Microsoft. Basta osservare l’andamento grafico delle loro quotazioni di borsa per comprendere l’escalation di valore dovuta al ruolo che si sono ricavati nell’economia mondiale che sta passando dalla fase post industriale a quella digitale. Solo Amazon dovrebbe far paura: un dollaro su due speso nell’e-commerce americano entra nelle tasche della creatura di Jeff Bezos, che nel frattempo si è convertito nell’uomo più ricco del mondo contemporaneo. Se lo raffrontiamo a Rockefeller la sua ricchezza è stimata in oltre 100 miliardi. I media hanno battezzato queste cinque società come i giganti della tecnologia (tech giants). Le loro dimensioni tuttavia se da un lato favoriscono il consumatore dall’altro compromettono l’esistenza e la nascita di altre realtà imprenditoriali.
Proprio come faceva la Standard Oil Company. Nessuno può competere con tali aziende, con i loro prezzi ed i loro servizi post vendita per quanto possano essere apprezzati dal pubblico consumatore, il quale di fatto ne sancisce l’egemonia economica. Oltre alla leadership tecnologica che le rende invincibili, queste società possono contare anche sul nuovo oro nero del millennio ossia la detenzione e gestione dei nostri dati sensibili. Ogni volta che usiamo uno smartphone, navighiamo con un pc desktop, mettiamo un emoticon sulla foto di un nostro conoscente, guardiamo una clip su YouTube od effettuiamo un acquisto online, stiamo di fatto cedendo (gratis) informazioni e dati sensibili che ci riguardano direttamente e personalmente. Nella nuova economia mondiale sempre più digitale e meno industriale queste informazioni saranno trattate e gestite da applicazioni e dispositivi dotati di intelligenza artificiale in modo da comprendere in anticipo quali saranno le prossime scelte o comportamenti che effettueremo, non solo in termini di decisioni di acquisto, ma anche in ottica pregnitiva. Non se ne parla a sufficienza, tuttavia rappresenta di fatto la fine della democrazia e del libero arbitrio (pensiamo solo al caso di Cambridge Analtiyca), senza pensare gli effetti diretti sulla privacy. Soffermatevi un momento a riflettere come quasi tutte le persone di vostra conoscenza oggi comunichi e telefoni in via esclusiva mediante WhatsApp (controllata da Facebook).
I dati che vengono raccolti dalle cinque sorelle limiteranno la nostra autodeterminazione nelle scelte di vita quotidiana, di fatto crederemmo di essere liberi navigando sul web, ogni qual volta vorremo acquistare o conoscere qualcosa, mentre in realtà riceveremmo come output quanto ha deciso l’algoritmo di questo o quello al fine di aumentare le vendite ed i profitti di altre aziende che usufruiranno sia dalle basi di dati di questi cinque giganti che dalla loro rielaborazione ed analisi ai fini del profitto di terzi. Le esternazioni di Trump contro Amazon e Bezos devono far comprendere che esiste una concreta possibilità che molto presto produrrà uno o più interventi normativi volti a spacchettare tali colossi tecnologici o a limitarne il raggio d’azione. In termini di scenario finanziario tale ipotesi rientra in quello che è stato definito il rischio di regolamentazione della leadership tecnologica. Proprio come avvenne cento anni fa non è possibile permettere che uno o pochi attori controllino la risorsa più importante del pianeta in questa epoca al fine di aumentare spudoratamente i propri profitti limitando sia la concorrenza di mercato che l’ingresso nel mercato stesso. Può sembrare per alcuni un tema secondario sul piano economico, tuttavia è vitale in un economia digitale in cui quello che cercherete od acquisterete rappresenti una espressione di propria volontà e non una indicazione o segnalazione pilotata proprio grazie al vostro passato digitale. Infatti è molto più facile instaurare e mantenere un monopolio sul web che sulla vita reale di tutti i giorni.