Si ha spesso notizia di furti di cavi di rame o in taluni casi addirittura delle grondaie delle abitazioni, la finalità di queste attività truffaldine (fatalità sempre ad opera di bande specializzate di ladri provenienti dai paesi dell’Est Europa) è rivendere il metallo industriale nel mercato nero ricavandone peraltro discreti profitti. Meno conosciuto a livello mediatico è invece il furto delle marmitte catalitiche delle automobili parcheggiate all’aperto nelle grandi aree metropolitane. Questa moda ha iniziato a prendere piede da qualche anno, soprattutto nei confronti delle autovetture di fabbricazione asiatica (Giappone e Korea del Sud). I lestofanti in questione individuano l’autovettura durante le ore notturne e con celerità operativa alzano di poco l’asse posteriore dell’automobile con un crick idraulico e sottraggono senza tanta difficoltà il terminale di scarico. Quest’ultimo nelle autovetture alimentate a benzina riveste un ruolo di significativa importanza in quanto abbatte l’emissione di sostanze nocive nell’atmosfera. La marmitta viene sottratta impunemente, non tanto per essere venduta come pezzo di ricambio sul mercato nero, cosa che potrebbe essere anche giustificata visto il costo elevato che si sostiene per sostituirla periodicamente, quanto piuttosto per disassemblarla ed estrarvi delle minute quantità di platino, palladio e rodio. Soprattutto quest’ultimo è diventato molto ambito in quanto rappresenta il metallo prezioso più caro al mondo, più caro addirittura dell’oro.
Tanto per dare un metro di paragone considerate che il prezzo di un’oncia di rodio si è quadruplicato in appena due anni, arrivando a prezzare ormai quasi 2.500 dollari, mentre un’oncia d’oro oggi vale appena la metà. Dieci anni fa il prezzo del rodio era letteralmente esploso durante la bolla delle commodity arrivando a baciare i 10.000 dollari all’oncia per poche settimane, successivamente al pari di tutti gli altri metalli bianchi il prezzo collassò verticalmente sino ad arrivare a 1.000 dollari per oncia. Dal punto di vista chimico, il rodio rappresenta un metallo raro dal colore argenteo ed ha come impiego principale quello di essere un potente catalizzatore in numerosi processi chimici industriali. Tuttavia a fronte delle sue specifiche qualità fisiche (elevata resistenza alla corrosione e bassa conducibilità elettrica) viene anche utilizzato per placcature nel mondo della gioielleria al fine di conferire la brillantezza tipica dell’oro giallo. Diversamente da quest’ultimo l’estrazione del rodio è un’operazione industriale molto complessa in quanto risulta mescolato in quantità modeste assieme ad altri minerali come il palladio, l’argento ed il platino: proprio per questo motivo è considerato un metallo bianco. La produzione annua su scala mondiale è stimata essere di 30 tonnellate, l’80% delle quali proviene dal Sudafrica ed il rimanente da Russia, Canada e Stati Uniti.
L’aumento del prezzo avvenuto in questi ultimi trimestri è legato proprio allo quadro macroeconomico che sta caratterizzando il Sudafrica, la quale ha visto contrarsi la propria offerta produttiva. La domanda invece su scala mondiale si è notevolmente rinvigorita stante le previsioni di scarsità che si avranno nel futuro oltre all’impatto delle nuove normative che verranno imposte alle case automobilistiche al fine di migliorare ulteriormente le emissioni della combustione nelle auto a benzina. Aggiungiamo anche al quadro delineato sopra il lento e progressivo abbandono dei motori a gasolio che ha fatto scendere notevolmente il prezzo del platino, quest’ultimo elemento molto più presente proprio nei catalizzatori a gasolio, mentre per la propulsione a benzina impiega maggiormente il palladio. La discesa del prezzo di quest’ultimo ha spinto le due grandi società estrattive sudafricane (Anglo American Platinum e Impala Platinum) a congelare o limitare l’attività estrattiva. L’estrazione del rodio è correlata a quella del platino, pertanto se si limita o si arresta la prima, la seconda farà di conseguenza. In estrema sintesi pertanto possiamo dire che l’andamento del mercato automobilistico mondiale rappresenta il main driver per il prezzo del rodio visto che proprio l’industria automobilistica assorbe oltre l’80% di tutta la produzione mondiale annua.
Il rodio sul piano pratico è più raro dell’oro di mille volte, solo che del metallo giallo tutto sommato possiamo anche farne a meno. Proprio lo stato di scarsità preoccupa i produttori di autoveicoli in considerazione di un atteso inasprimento delle normative sull’inquinamento a carico delle case automobilistiche: non dimentichiamo a tal fine anche quanto emerso con lo scandalo Diesel Gate di Volkswagen. All’interno di questo scenario complesso ed articolato iniziano a muoversi anche alcuni fondi di investimento che hanno istituito dei veicoli di investimento per cavalcare secondo la loro convinzione tematica il rialzo del rodio: Deutsche Bank ha infatti ideato un ETC (ISIN GB00B684MW17) sul rodio che negli ultimi due anni ha realizzato quasi il 200%. Il fondo ovviamente ha una massa modesta in termini di volume complessivo, circa 50 milioni di dollari tuttavia quello che risulta interessante è rappresentato dalla modalità di replica fisica, il che significa detenere fisicamente segregato il sottostante. La volatilità dello strumento quotato alla borsa di Londra è degno di una criptovaluta, si arriva anche al 50% all’anno. Anche la Standard Bank del Sudafrica percependo la potenzialità di questo mercato ha emesso un prodotto sostanzialmente concorrente (ISIN ZAE000210787). A questo punto il rischio che il mercato del rodio inizi ad essere manipolato più da operatori finanziari che attori industriali che devono rifornire le loro linee produttive non appare più cosi tanto remoto. Nel breve termine si potrebbero vedere pertanto movimenti speculativi forse simili a quelli del 2008.