Andiamo per gradi.Tra il 1346 ed il 1352 il Vecchio Continente venne colpito dalla Morte Nera, l’epidemia di peste bubbonica che falcidiò 1/3 della popolazione europea. Nei tre secoli precedenti la popolazione europea fece un salto quantico, sostanzialmente raddoppiò in numero, passando da 40 a 80 milioni (secondo le stime più autorevoli): questo venne reso possibile dall’assenza di grandi conflitti tra gi stati e produzioni agricole negli anni più che mai abbondanti. Tuttavia durante i primi decenni del 1300 vi furono prolungati periodi di carestia a causa di un peggioramento generale delle condizioni climatiche: gli storici fanno menzione di una piccola era glaciale. La peste bubbonica sembra abbia avuto origine negli altipiani dell’Asia Centrale, in prossimità della Mongolia, in cui a seguito della scarsità di derrate alimentari e irrigidimento climatico, vi fu una moria accentuata di topi e ratti. Le pulci, vettori della peste, malattia primaria dei roditori, a quel punto iniziarono ad aggredire altre prede, individuandole negli esseri umani e negli animali domestici. Le scarse condizioni igieniche che caratterizzavano i grandi insediamenti umani dell’epoca quasi ovunque (discariche con rifiuti e fognature a cielo aperto lungo le strade) consentirono il diffondersi del contagio inizialmente in Asia.
L’epidemia si diffuse negli altri paesi lentamente e progressivamente mediante gli scambi commerciali delle imbarcazioni mercantili genovesi e veneziane che importarono la malattia nel Vecchio Continente ospitando nel ventre delle loro navi i roditori infetti. Sul piano eziologico si ritiene che il coccobacillo della Morte Nera abbia avuto modo di ripresentarsi nei secoli successivi in altre epidemie di peste che colpirono grandi città europee (come Milano, Londra, Vienna) tuttavia con una variante genetica mutata. In Cina nella provincia di Gansu (vicino alla Mongolia) è scoppiata nei mesi precedenti una epidemia di peste bubbonica di cui si è appresa la notizia solo in queste ultime settimane: le fonti parlano di una quarantena con isolamento delle aree urbane interessate per oltre 30.000 persone coinvolte, il che significa che saranno almeno dieci volte tanto. Allarmi di possibili altre epidemie di peste sono stati lanciati nei mesi precedenti anche per Madagascar, Liberia ed Etiopia. Ora in parallelo a questi casi di peste, si sono affiancati anche quelli di febbre emorragica prodotti dal Virus Ebola in molti paesi dell’Africa Occidentale. La notizia è stata riportata da alcune testate italiane in questi giorni minimizzando l’accaduto, quando già ad aprile di quest’anno si sono manifestati i primi focolai di infezione in Guinea e Costa D’Avorio.
Sembra che il contagio sia avvenuto per di ingestione di bushmeat, animali selvatici della foresta (come roditori, volatili e primati) uccisi per sussistenza alimentare in alcuni villaggi africani: evidentemente tali animali erano portatori del virus. Il personale medico di numerose ONG parla apertamente di diffusione del virus senza precedenti e soprattutto priva di controllo. Le autorità europee sostengono che siano improbabili eventuali contagi in Europa, il nostro Ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dall’alto della sua maturità scientifica, tranquillizza i cittadini affermando che in Italia non vi sono pericoli. Tuttavia David Cameron, primo ministro di un’isola che si trova in assoluto più distante geograficamente dalle attuali aree di contagio ma anche molto vicina a causa del più grande scalo aeroportuale europeo parla di una reale minaccia che incombe su tutta la Gran Bretagna. Se ci fosse un innesco in Europa da questo punto di vista l’unico posto quasi sicuro in cui converrebbe trovarsi sarebbe l’Islanda. L’epidemia africana preoccupa in quanto diversamente dal passato il virus si è diffuso velocemente e a macchia di leopardo, colpendo per la prima volta nuovi paesi come la Nigeria. In Italia si continua a rasserenare gli animi sostenendo che non ci dobbiamo più di tanto preoccupare in quanto non abbiamo voli diretti con questi paesi.
Verissimo, ammesso che basti. Tuttavia abbiamo un’autostrada sul mare con i caselli aperti senza alcun controllo da inizio anno denominata Mare Nostrum, che fa entrare in Italia sistematicamente migliaia di persone provenienti dalla costa libica (per la cronaca nel 2009 vi è stata un epidemia di peste bubbonica proprio in Libia). Ora le autorità sanitarie preposte in Italia sostengono che il periodo di incubazione ed il sopraggiungere della morte impiegano mediamente dieci giorni e quindi le eventuali persone infette morirebbero prima di giungere in Italia o addirittura prima di imbarcarsi vista la durata della trasferta in mezzo al mare. Il nostro paese al momento non ha attuato alcuna misura prudenziale o limitativa di un possibile contagio. Personalmente se fossi il primo ministro italiano non nominerei mai come Ministro della Difesa una donna laureata in lettere moderne (Roberta Pinotti) a presiedere tale dicastero, quanto piuttosto uno dei nostri migliori ammiragli di divisione a presidio militare delle nostre coste nel Mediterraneo. Intanto speriamo che non ci sia qualche altro roditore portatore del virus africano che riesca ad intrufolarsi di nascosto in una di queste carrette del mare condotte dagli scafisti e riesca miracolosamente ad arrivare nelle coste siciliane: la peste nera approdò in questo modo in Italia e successivamente si diffuse in tutta Europa, Inghilterra compresa.