Nemmeno durante le settimane che succedettero il crash di Lehman Brothers ricordo di aver percepito così tanta paura e isteria come quella che si sta diffondendo in rete per il bail-in. Ovunque si trovano moniti su questa o quella banca o su come evitare di esserne vittima. Colleghi e conoscenti sono un tutt’uno: presto, organizziamo un road show per far comprendere i rischi del bail-in sia ai lettori che ai piccoli risparmiatori. La stampa di settore ha dato da settimane le pagelle sulla solidità degli istituti di credito in Italia: oltre a questo abbiamo il bollettino della Banca d’Italia (per quello che vale ancora questa istituzione) in cui sono indicate le oltre due dozzine di banche commissariate da svariato tempo. I talk show nazionali hanno costruito intere puntate enfatizzando i fatti di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza, senza dimenticare i recenti salvataggi di altre quattro banche nazionali, oggetto del tanto denigrato Decreto Salva Banche. Personalmente sono da svariate settimane che non rispondo più al cellulare (se non conosco il numero del chiamante): è una telefonata dietro l’altra con lo scopo di sapere se la propria banca è sicura e se si rischia a lasciare giacenze superiori alla fatidica soglia dei cento mila anche se la banca è in buone condizioni di patrimonio. Le richieste via email invece le utilizzerò per redigere un’apposita appendice sul prossimo libro, in uscita a fine febbraio.
Mai visto niente del genere appunto. Nemmeno durante l’ottobre nero del 2008. Tutti in tensione per questo bail-in, persino il personale di banca (front desk) è in pieno panico nel senso che nemmeno loro si sentono sicuri per le proprie disponibilità liquide. In rete si fa a gara ormai a proporre la Svizzera in qualità di nazione sicura: già, come se questo paese fosse ancora affidabile e soprattutto credibile visti i grandi colpi di scena degli ultimi tre anni. Lo ricordo ancora la Banca Nazionale Svizzera con i suoi 500 miliardi di euro in riserve strategiche – accumulate negli anni prima per congelare il rapporto di cambio con la moneta unica – sarà la prima vittima eccellente assieme a tutto il sistema bancario elvetico se succede veramente qualcosa di nefasto al tanto denigrato euro. Temete seriamente per la vostra liquidità depositata in banca ? Allora presto detto, ecco la soluzione pratica e conveniente per chi vive in completo stato di angoscia: parcheggiate questa liquidità dentro un fondo monetario, meglio se di una grande casa di gestione e con un track record di spessore. Il patrimonio di un fondo comune di investimento non è aggredibile da soggetti terzi in quanto trattasi di patrimonio segregato: rimane tuttavia esposto alle dinamiche del mercato, trattandosi di un fondo monetario comunque la volatilità attesa dovrebbe essere contenuta. State parcheggiati sino a quando non vi sentirete sereni e propositivi nei confronti del panorama bancario. La verità tragica per chi gestisce il denaro altrui è che al momento non esiste alcun safe harbour (porto sicuro).
Rispetto al 2008 ed anni successivi non vi sono ormai più asset class che possano essere considerate un parcheggio temporaneo privo di rischi di mercato e di sistema. Questa deve essere la oggettiva preoccupazione odierna ossia il fatto che tutto vi espone a rischi in taluni casi anche molto elevati pur trattandosi un tempo di classi di attivo considerate sicure come i titoli di stato che oggi sono invece ultrasopravvalutati. Pertanto il rischio di perdere denaro su un titolo di stato oggi è più elevato rispetto al rischio soggettivo (per ogni istituto di credito) di bail-in. Questa è una minaccia finanziaria, non il bail-in che ormai fa paura solo a qualche dozzina di banche italiane devastate da un management incompetente e circa un centinaio di crediti cooperativi. Il 2016 sarà purtroppo l’anno di esplosione del marcio all’interno del credito cooperativo in cui un istituto su tre dovrà essere soggetto a processi di rafforzamento patrimoniale, bail-in oppure take over ostile. A meno che non abbiate azioni od obbligazioni di tali istituti, prima che andranno a colpire i depositi ne avremo da aspettare, anche perchè il prossimo capitolo di cronaca finanziaria ostile produrrà purtroppo episodi di cronaca nera. Sempre stando sul pezzo, avrei maggior timori per un congelamento provvisorio dell’operatività bancaria ordinaria piuttosto che un’aggressione diretta ai denari dei correntisti. Cominciate a metabolizzare pertanto l’idea che il 2016 sarà un anno molto pericoloso con insidie ovunque, bail-in a parte.
Abbiamo tutta l’economia mondiale che rischia un nuovo shock finanziario a causa della crisi asiatica e del relativo deterioramento economico cinese, le banche centrali che hanno speso quasi tutte le loro munizioni, tutte le asset class gonfiate a causa dei precedenti QE, il prezzo delle commodity ai minimi degli ultimi due decenni (questo mette in ginocchio i paesi che sono esportatori che quindi rallenteranno la loro crescita), il ritorno angosciante della paura per i prossimi attentati terroristici, l’incontenibile pressione demografica sui confini europei, nazioni come Francia e Spagna che si apprestano a cambiare la loro politica economica e sovranazionale, l’incubo della deflazione, la stagnazione del mercato immobiliare praticamente ovunque, l’insostenibilità finanziaria dell’ultimo salvataggio ai conti della Grecia, il Medio Oriente che è ritornato ad essere la polveriera del mondo pronta a fare scintille, l’industria dello shale oil statunitense ormai in ginocchio ed infine un Italia radiosa che emana salute e ottimismo stando alle esternazioni di Renzi. E voi vi preoccupate del bail-in ? Quando molto probabilmente alla fine di quest’anno i depositi bancari diventeranno onerosi oltre una certa soglia. Significa che non sarete più remunerati, nemmeno di poco, per lasciare in giacenza a prima vista la vostra liquidità, quanto piuttosto dovrete pagare (con interessi negativi) per il relativo mancato impiego. Il tutto con il fine di incentivare la spesa o l’investimento del denaro generando nuova propulsione alla crescita, sempre che nel frattempo il 2016 non ci abbia presentato senza tante sorprese la nuova recessione mondiale, che periodicamente e statisticamente arriva ad intervalli di sette/otto anni dall’ultima. Purtroppo siamo proprio a sette anni dalla Lehman.