Molti lettori mi scrivono per conoscere la motivazione che mi hanno spinto a scegliere di investire sul fronte immobiliare in alcune località costiere della Spagna continentale, generalmente meno gettonate rispetto alle destinazioni più conosciute della penisola iberica, isole comprese. Il tutto può essere ricondotto ad un modo di dire tipicamente inglese ossia life & knife in riferimento al tipo di vacanza che si desidera fare e condividere. Per spiegarvi questo gioco di parole all’inglese è necessaria tuttavia una premessa introduttiva. Per l’italiano medio quando si pensa alle tanto sospirate vacanze estive solitamente si immagina una qualche località costiera di turismo di massa in cui si affitta un appartamento o una camera d’albergo praticamente a ridosso della spiaggia in genere “first from the sea” o “primera linea de playa”. Si tratta pertanto di una vacanza full immersion nella movida di una qualche località di balneazione con il vantaggio di avere il mare e la sua spiaggia praticamente sotto casa, la possibilità di fare passeggiate sui vari lungomare disponibili e la disponibilità di molteplici attività di intrattenimento, svago e distrazione. Questo è quello che in teoria ci si dovrebbe almeno aspettare. In pratica il quadro a consuntivo muta considerevolmente. La maggior parte degli italiani infatti si può permettere di andare in vacanza durante il mese di agosto o quando va bene nell’ultima settimana di luglio. Questo comporta che le tanto sognate località di mare si trasformano durante tali periodi dell’anno in carnai umani a cielo aperto in cui tutto quello che una vacanza dovrebbe offrire e dare rimane solo una effimera chimera.
Faide al ristorante per essere servito o per avere un tavolo, duelli da far west per parcheggiare sui promenades, chiasso infernale nelle spiagge per attività ludiche e nella maggior parte dei casi per comportamenti tribali di selvaggi con il telefonino che notiziano tutto il vicinato circostante delle loro patetiche gesta settimanali, madri isteriche con il passeggino sui camminamenti pedonali come se stessero trasportando ed accudendo Little Boy (nome in codice della bomba nucleare di Hiroshima), padri perrofobici ogni qualvolta vedono un cane senza guinzaglio, prostitute e viados disponibili durante le ore notturne nelle strade ad alta percorrenza parallele ai lungomare: prezzi sempre più che gonfiati per servizi la cui qualità è più che dimezzata. Non c’è niente da fare è la legge della jungla estiva, l’invivibilità tipica delle grandi città si sposta nelle grandi località turistiche per un periodo che può andare da un minimo di quattro ad un massimo di sei settimane. Ora potete capire il significato di life & knife ossia vita e coltello, quest’ultimo metafora di uno sgomitare su tutto e tutti per poter intentare in qualche modo di godere di quello che ti dovrebbe offrire la fatidica settimana di vacanza. Da più di vent’anni vado in vacanza solo ad inizio giugno ed alla fine di settembre, tuttavia l’aver vissuto per molti anni nel cuore di una località turistica mediterranea mi ha portato a diventare un turismofobo. Tranquilli si può dire: la Boldrini infatti non ti persegue per questo. Sostanzialmente rappresenta una avversione che si sviluppa nei confronti delle orde barbariche che invadono determinate località turistiche in finestre temporali prestabilite, quasi sempre in estate.
Questo mi ha portato con il tempo a ricercare soluzioni alternative per vivere l’estate con un outlook decisamente fuori dal coro: uno di questi espedienti facilmente realizzabili sono rappresentati dai golf resort (di cui abbiamo parlato in numerose occasioni) che di fatto rappresentano piccole enclave in cui i residenti perseguono uno stile di vita antitetico a quello che abbiamo sopra menzionato, senza tuttavia scartare l’idea di volersi fare del male occasionalmente andando ad esempio qualche sera in un ristorante modaiolo sul lungomare di Barcellona, Valencia, o Malaga. L’importante che il tutto sia riconducibile ad un hit & run quindi toccata e fuga. Torniamo a noi: la turismofobia è un fenomeno che da qualche settimana occupa le prime pagine dei giornali e telegiornali spagnoli. In numerose località costiere della penisola iberica si stanno verificando movimenti di protesta che in molti casi si trasformano in aggressioni simboliche ai turisti: come ad esempio entrare in un ristorante a volto coperto e lanciare confetti contro i commensali, non prima di aver gridato a voce alta “turistas go home”. Potete immaginare l’effetto che produce ad una famiglia del Nord d’Europa con i bambini piccoli che sta aspettando la pizza. Difficilmente ritornerà l’anno venturo e difficilmente farà una buona pubblicità alla località in questione. Questo fenomeno non riguarda tutta la Spagna, ma solo alcune località come le Isole Baleari, Valencia, Madrid, Barcellona e Paesi Baschi. Il turista (anche quello nazionale) non è proprio ben visto, anzi è considerato una sorta di parassita, spesso questo lo si intuisce sin dal principio quando si effettua il check-in o quando si chiede qualcosa ad un passante per la strada.
Barcellona è la città più turismofoba in assoluto, si organizzano di continuo manifestazioni contro la saturazione turistica considerata responsabile di aver reso la vita impossibile ai residenti locali. La spiegazione a tutto questo ha come sempre origini più economiche che sociali. Le quattro piattaforme di home renting leader al mondo, AirBnB, Booking, TripAdvisor and HomeAway detengono in Spagna oggi più capacità ricettiva di tutta l’industria alberghiera. Oltre a questo vantano anche le condizioni economiche migliori in termine di tariffe d’alloggio. La crisi immobiliare iniziata nel 2008 in Spagna ha trasformato decine di migliaia di spagnoli in piccoli imprenditori dell’affitto fai-da-te, i quali mettono a reddito e gestiscono personalmente l’immobile che un tempo avevano acquistato come propria casa vacanze mediante un mutuo bancario. Si possono permettere di fare questo proprio perchè sono al momento disoccupati ed affittare magari anche una sola camera rappresenta un valido espediente per procurarsi qualche soldo facile. Questo ha prodotto una quantità di viviendas sul mercato che si contende i clienti con l’industria alberghiera tradizionale. Inoltre i recenti episodi di terrorismo che hanno colpito Francia e Tunisia hanno dirottato significativi flussi di incoming turistico verso la Spagna, considerata una meta oggi più sicura almeno in tema di terrorismo islamico. Pur stigmatizzando gli attacchi a sfondo turismofobo le varie municipalità hanno manifestato il loro sdegno per questa modalità di contrasto al turismo senza regole, sottolineando che l’industria turistica per molte regioni spagnole rappresenta il primo settore economico da cui dipendono le sorti milioni di famiglie. I primi interventi pratici per adesso sono limitati all’irrogazione di sanzioni per locazioni abusive e non dichiarate al fisco iberico con multe che possono tranquillamente arrivare ai 10.000 euro per ogni unità locata.