Alla data di pubblicazione di questo articolo la popolazione mondiale umana è stimata essere di quasi 7 miliardi e 700 milioni di persone, i primi tre mesi dell’anno è cresciuta di quasi 21 milioni di persone: in sostanza è come se si fosse aggiunta una seconda Romania dal punto di vista demografico. Ricordiamo ancora una volta che i principali motori di crescita demografica del pianeta sono Pakistan, Nigeria e Bangladesh, rispettivamente al sesto, settimo e ottavo posto al mondo nella classifica delle nazioni con più abitanti. La Nigeria ha ormai superato i 200 milioni di persone, mentre tra dieci anni potrebbe tranquillamente trasformarsi nel terzo paese più popolato al mondo dopo Cina e India, sottraendo la terza posizione agli attuali Stati Uniti. Questo dovrebbe far comprendere l’importanza di implementare rigide ed efficienti politiche di difesa militare dei confini italiani visto che la maggioranza degli ospiti non desiderati nel nostro paese provengono proprio dalla Nigeria. Se avete modo di dialogare con un africano ad esempio un etiope, un egiziano, un marocchino, un camerunense, provate a chiedere che cosa pensano loro stessi che sono africani dei nigeriani e che tipo di persone sono nella media della popolazione. Rimarrete colpiti se non turbati dalle esternazioni e commenti che vi faranno queste genti africane in merito ad altre genti africane. Stranamente di questo non si parla mai nei patetici talk show italiani condotti da spocchiosi giornalisti pariolini radical chic.
La popolazione mondiale è cresciuta e continua a crescere con una propulsione preoccupante, in più occasioni si è sottolineato come tale fenomeno rappresenta una priorità mondiale per la sostenibilità della nostra specie. In due secoli la popolazione mondiale è passata da un miliardo ai quasi otto che si raggiungeranno nel 2020: sostanzialmente solo nell’ultimo secolo si è quadruplicata. A fronte di questa evoluzione appare pertanto sensato e doveroso chiedersi fino a dove arriveremo e se, soprattutto, esisteranno le risorse per sostenere questo momentum demografico. Assisteremo a imponenti migrazioni di massa o vivremo in super affollati quartieri metropolitani con uno stile di vita simile a quello delle formiche in un formicaio ? Ci saranno carestie, epidemie e conflitti militari per il controllo e l’approvvigionamento di acqua e derrate alimentari ? Le profezie apocalittiche non sono una novità, sin dal 1960 in parallelo al baby boom si ipotizzava che i poveri si sarebbero riprodotti senza limite ed avrebbero invaso i vicini paesi benestanti e sviluppati. Dopo tutto l’alto tasso di natalità del passato mise il turbo all’esplosione della popolazione mondiale. In vero, analizzando il quadro complessivo dal punto di vista scientifico scopriamo che stiamo vivendo in piena transizione demografica. La totalità dei paesi sviluppati ha già vissuto tale fase storica: chiedete ai vostri nonni quanti figli mediamente aveva una famiglia italiana nel 1900 e questo vi aiuterà a comprendere il tutto.
Questo non vale solo per l’Italia, ma per tutte le nazioni europee: come si viveva a Londra nel 1850 ce lo racconta Charles Dickens in Oliver Twist: scarsa igiene, malnutrizione, povertà endemica e sanità inesistente. Anche allora nascevano moltissimi bambini, con una media di quattro/cinque a donna, ma ne arrivavano all’età adolescente veramente pochi, meno della metà, pertanto la popolazione nel complesso non aumentava in misura significativa. Solo con la rivoluzione industriale cambia lo scenario demografico in quanto cibo, generi di prima necessità, cure mediche di base, medicinali, forme di trasporto ed istruzione primaria diventano accessibili quasi a tutti. Nascono pertanto le condizioni socioeconomiche che portano alla formazione della classe media, quest’ultima caratterizzata da standard di vita più elevati rispetto alle classi sociali povere del passato. La diretta conseguenza di questo miglioramento di vita è rappresentata da una elevata contrazione della mortalità infantile che alimenta pertanto l’esplosione demografica in Europa arrivando sino ai giorni nostri in cui la crescita della popolazione si è stabilizzata o addirittura si presenta in deficit demografico. Questo ultimo fenomeno è conseguenza invece di nuovi e discutibili stili di vita conseguenti all’emancipazione femminile che ha trasformato i figli in un sacrificio o in un vero e proprio impedimento al conseguimento di frivoli e fatui stili di vita personali.
La popolazione mondiale inoltre deve fronteggiare le conseguenze di una maggiore speranza di vita il che sostiene il momentum demografico complessivo: i baby boomers (nati tra il 1946 ed il 1963) sono considerati la generazione più longeva in assoluto grazie a rendite pensionistiche ed assistenza sanitaria che nessuna altra generazione prima e dopo potrà mai vantare. Può sembrare difficile da credere tuttavia l’indice di povertà mondiale è ai livelli minimi di sempre, questo perchè i paesi in via di sviluppo si stanno sviluppando economicamente e socialmente molto più velocemente di quanto fecero le attuali economie avanzate: grazie soprattutto alle opportunità della globalizzazione ed ai programmi di sviluppo e cooperazione internazionale. Pertanto quanto stanno soffrendo le economie avanzate per il loro empasse demografico presto accadrà ugualmente anche alle nazioni che sono in piena fase di transizione economica. Più aumenterà il benessere e la prosperità economica, più rallenterà il momentum demografico della nostra specie. Per questo motivo dopo il livello record di 11 miliardi di persone che si ipotizza di raggiungere entro il 2050, la popolazione mondiale inizierà lentamente a decrescere in seguito al completamento della transizione demografica di tutte le nazioni del pianeta che con presunzione a quel punto istituiranno le quote nascita, vale a dire quanti bambini almeno si dovrà far nascere per mantenere stabile numericamente la popolazione nel suo complesso. In altri termini questo significa che non raggiungeremo mai i 12 miliardi di persone.