Tra il XV ed il XVI secolo il Portogallo è stata la nazione più potente e ricca del mondo, la sua fortuna è stata la posizione logistica che poteva vantare ossia la più occidentale delle nazioni del Vecchio Continente oltre alla ubicazione strategica dei suoi porti (al di fuori del bacino mediterraneo) che consentirono lo sviluppo di rotte commerciali quasi in regime di monopolio. Il nome della nazione deriva infatti proprio da una località portuale ossia Portus Cale, quest’ultima antico porto mercantile durante la dominazione romana, successivamente è diventata la moderna città di Porto. Cristoforo Colombo si rivolse dapprima al sovrano Giovanni II di Portogallo nella speranza di riuscire a finanziare la sua spedizione, il Portogallo allora poteva essere considerato per le mire espansionistiche e le ambizioni coloniali quello che è oggi la Cina dei giorni attuali. Fu il grande terremoto di Lisbona del 1755 (tra i cinque più violenti della storia umana) che mise in ginocchio definitivamente il paese e mutò anche il destino del mondo, in quanto il monopolio portoghese venne velocemente deteriorato dall’ascesa della marina inglese e francese. Nei due secoli successivi, il Portogallo perse anche il dominio sulle colonie che avevano apportato nel tempo flussi di ricchezze inaudite: Angola, Mozambico, Macao e Brasile. Qualche anno fa faceva parte dei PIGS (Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) ossia i quattro paesi della periferia europea che avevano una struttura dei conti pubblici poco sostenibile. Fatalità nel loro passato tutte queste quattro nazioni in epoche differenti hanno ognuna dominato il mondo con il proprio impero.
Ai giorni nostri invece il Portogallo non appare di certo una potenza economica nonostante il suo glorioso passato. Se chiedete a qualcuno che cosa gli viene in mente quanto lo sente citare, vi risponderà in questo modo: è la nazione in cui è nato Cristiano Ronaldo ed è il paradiso dei pensionati europei. Proprio su questa ultima considerazione si è sviluppata e rinvigorita recentemente l’economia portoghese. Ai pensionati delle nazioni del Nord Europa piace il Sud Europa: sono attratti oltre che dal clima più gradevole anche dal risparmio che possono conseguire nel momento in cui si spostano in un paese economicamente meno forte. Ne abbiamo parlato in numerose occasioni si chiama delocalizzazione della vecchiaia, un fenomeno socioeconomico inizialmente nato negli Stati Uniti e successivamente esportato anche nelle altre economie occidentali. Non si accetta più passivamente di vivere da pensionati nel proprio paese natale, ma si preferisce passare il resto della propria vita in un contesto sociale ed ambientale piuttosto differente (pensiamo soprattutto alle iniziali difficoltà di inserimento date da un idioma differente). Come dicevamo prima, il Portogallo rappresenta una delle nazioni che maggiormente hanno beneficiato di tale fenomeno della terza età. Dal 2012 infatti consente la totale esenzione fiscale della pensione per un periodo di dieci anni, alla fine dei quali si potrà decidere se mantenere la residenza portoghese oppure ritornare ad essere residenti fiscalmente nella propria nazione d’origine.
Il Portogallo, dal canto suo, richiede piuttosto semplicemente che venga dimostrata l’intenzione di soggiornare nel proprio territorio per un minimo di sei mesi all’anno: documentalmente può bastare l’acquisto di un immobile o anche un semplice contratto di affitto registrato. Il suddetto status fiscale è conosciuto con il termine di residente non abituale. Questo ineguagliabile beneficio fiscale ha attratto tra il 2016 ed il 2017 oltre 30.000 pensionati stranieri: se consideriamo che la popolazione portoghese è di dieci milioni di persone, di fatto si è aumentata la popolazione residente dello 0.3%. Demograficamente può sembrare un dato insignificante, tuttavia sul piano economico l’impatto di questo fenomeno è stato decisamente rilevante. L’indotto è stimato infatti in oltre 11 miliardi di euro, in buona sostanza quasi il 5% del PIL portoghese. Anche se le pensioni straniere non sono tassate, i pensionati stranieri contribuiscono sensibilmente all’economia portoghese nel suo complesso: trasferiscono i loro risparmi ed investimenti nelle banche portoghesi, contribuiscono all’imposizione indiretta, sostengono servizi e consumi privati ad elevato valore aggiunto: un pensionato non va a cenare al fast food, pretende un ristorante di qualità e cosi via discorrendo. La maggior parte provengono dall’Olanda, dalla Svezia, dalla Norvegia e dal Regno Unito. Anche l’Italia ha iniziato ad essere un timido contribuente portoghese con i suoi pensionati che scappano dalla penisola alla ricerca di un clima sociale più sensato.
Proprio qui stanno emergendo frizioni tra le varie nazioni europee: quelle che vedono perdere i loro pensionati benestanti in quanto attratti dalla delocalizzazione della loro vecchiaia proposta da nazioni come il Portogallo che praticamente sfruttano ed assorbono la ricchezza erogata ed accumulata da altri. Finlandia e Svezia sono i paesi più irritati in tal senso: recentemente stanno valutando di rivedere gli accordi contro le doppie imposizioni in modo da porre fine allo status di paradiso fiscale per la nazione lusitana. Le due nazioni scandinave pretendono che i loro pensionati paghino le tasse da qualche parte: il governo portoghese sta avviando in tal senso delle trattative tecniche per escogitare una soluzione win-win. Tuttavia il quadro appare anche molto più complesso: in qualche modo il governo di Antonio Santos da Costa dovrà infatti applicare una qualche sorta di ritenuta fiscale alle pensioni lorde da rimettere successivamente ai governi scandinavi. A inasprire lo scenario nel suo complesso vi sono anche le pressioni che stanno facendo i partiti di sinistra che formano la attuale coalizione di governo (Partito dei Verdi e Partito Comunista) che pretendono la fine ai vantaggi fiscali riconosciuti ingiustamente ai pensionati stranieri rispetto al trattamento fiscale ordinario che ricevono i pensionati portoghesi. Da sapere: sono stati proprio gli investimenti immobiliari che hanno effettuato i pensionati delle altre nazioni al fine di ricevere lo status di residente non abituale ad alimentare e gonfiare l’attuale bolla sul mercato immobiliare. Per il Portogallo il rischio di game over è più vicino di quanto si possa immaginare.