Il 2020 sarà peggiore del 2008, molto più impattante. La Grande Recessione del 2008 fu una crisi finanziaria per eccesso di debito di bassa qualità che si trasformo in una crisi economia mondiale. Il 2020 è l’esatto opposto: un arresto coatto e sistematico della maggior parte delle attività economiche per contenere il propagarsi della Polmonite di Wuhan si è trasformata in una crisi finanziaria mondiale. Questa volta è molto peggio del 2008 in quanto le banche centrali mondiali hanno limitati mezzi ordinari di intervento e proprio come dodici anni fa si stanno muovendo in assenza di coordinamento congiunto. Nel 2008 esistevano porti sicuri per i piccoli risparmiatori ed investitori: potevano rifugiarsi sul debito governativo di qualità (con tassi superiori al 4%), sull’oro il quale prezzava meno di 800 dollari o persino sui banali depositi bancari a prima vista (in quanto non esisteva all’epoca il bail-in). La Grande Crisi Finanziaria del 2020 non permette niente di tutto questo, con addirittura la constatazione di come il metallo giallo sia ormai molto correlato all’andamento dei mercati azionari in momenti di straordinaria eccezionalità. La paura per l’ignoto nel breve termine sta facendo più danni collaterali dello stesso agente patogeno che si è propagato velocemente in tutto il mondo.
Chi sta perdendo un dieci o venti per cento, non rimane calmo e razionale, ma esce dal mercato senza tante considerazioni pratiche, non rendendosi conto che stare in liquidità su un conto corrente bancario può costare molto caro in caso si superi la soglia dei fatidici 100.000 euro (destinati molto presto ad abbassarsi a 30.000 euro). Le richieste di riscatto che arrivano ai comparti finanziari (fondi comuni di investimento e gestioni patrimoniali) obbligano chi gestisce risparmio altrui a vendere quello che può vendere, e non quello che vorrebbe vendere, per drenare la liquidità necessaria a onorare le richieste di smobilizzo. I book di negoziazione su quasi tutti gli strumenti finanziari regolamentati sono ormai rarefatti da giorni, impedendo pertanto di poter sia acquistare che vendere a prezzi limite ragionevoli. Con queste condizioni di mercati la maggior parte degli operatori istituzionali non è in grado di operare efficientemente in assenza di volumi certi e corposi ad ogni livelli di prezzo. La bassa profondità di mercato unita alla imprevedibilità del momento con annunci altisonanti da parte delle autorità sovranazionale che mutano di repente il mood del mercato obbliga ad essere pazienti e prudenti.
Ormai quasi tutte le grandi case di gestione, al di là dei loro stessi proclami sulla razionalità e logicità della propria asset allocation, rimangono alla finestra in attesa che si stabilizzino le quotazioni. Si stanno per questo delineando due ipotesi di scenario macroeconomico nel breve termine. Il primo, quello pessimista: l’incapacità dell’Unione Europea di limitare il diffondersi del contagio con un protrarsi esagerato del blocco delle attività produttive e di tutti i settori economici. Questa eventualità può condurre in tempi piuttosto brevi alla fine dell’euro ed alla dissoluzione dell’Unione Europea: la probabilità di collasso politico delle istituzioni sovranazionali europee sarà infatti elevatissima nei trimestri a venire. I pensionati, gli imprenditori e i risparmiatori punteranno il dito nei confronti dell’inadeguatezza istituzionale europea: i partiti populisti avranno ovunque la meglio alle prossime elezioni politiche nazionali. Durante il periodo estivo avremo infatti una elevata probabilità di numerose crisi di governo politico in seno ai vari stati europei per la gestione a consuntivo delle perdite su più fronti: umane, economiche e finanziarie.
E ora il secondo scenario, quello moderatamente neutrale. Nonostante la recessione mondiale sia ormai scontata per quest’anno, l’unica incognita rimane la sua dimensione ossia due o cinque punti percentuali di contrazione economica mondiale. Se le banche centrali mondiali riusciranno a concordare ed implementare congiuntamente un piano d’azione comune con misure mai concepite nei decenni prima (acquisto di azioni di banche, garanzie illimitate su crediti, sovvenzioni a fondo perduto alle famiglie leggasi Helicopter Money) allora potrebbe essere plausibile un recupero nella seconda parte dell’anno una volta che la vita di tutti i giorni sarà ritornata alla normalità e la voglia naturale di riscatto e di ritorno alla vita sarà contagiosa ovunque. Purtroppo sino ad oggi non abbiamo ancora percepito niente di tutto questo: anzi. Il terzo scenario non è concepito, in quanto sarebbe quello ottimistico ossia la produzione e distribuzione di un vaccino in tempi strettissimi (entro due mesi), anche bypassando tutti gli iter amministrativi del protocollo sanitario mondiale. Tale scenario non risulta avere una probabilità ritenuta statisticamente credibile. Infine per concludere: da tenere sempre a mente che al termine della pandemia i mercati si ritroveranno con i tassi sui depositi ancor più negativi della fine del 2019.