La Costituzione Italiana è stata concepita e redatta con lo scopo principe di impedire il ripetersi di una nuova dittatura. Inutile far finta di nulla: la costituzione italiana è stata scritta sotto precise influenze politiche che ne hanno determinato la sua struttura complessiva. Non è un caso infatti che il testo costituzionale italiano, tanto decantato da una certa parte politica, sia invece considerato rigido e compromissorio da numerosi costituzionalisti, segno che tutta questa perfezione o bellezza (per usare un aggettivo incongruo) sono completamente fuori luogo. Se ne sono resi conto gli italiani della bellezza della costituzione italiana esattamente la scorsa estate quando la maggior parte dell’opinione pubblica ha finalmente compreso l’aspetto pratico della repubblica parlamentare. Non è il popolo che è sovrano, ma la sua rappresentazione e composizione parlamentare. Sempre i padri costituenti, oltre alla separazione dei poteri, hanno voluto garantire la piu assoluta libertà di espressione ai deputati e senatori nella convinzione che la democrazia sia garantita se ogni singolo parlamentare non sia vincolato da alcun mandato né verso il partito cui apparteneva, né verso il programma elettorale e soprattutto né verso gli elettori. Questa condizione è sancita nel noto articolo 67 della Costituzione italiana ossia l’assenza di vincolo con gli elettori.
Sul piano meramente tecnico furono 75 deputati ad elaborare e redigere il testo della costituzione repubblicana italiana: una speciale commissione, denominata appunto la Commissione dei 75, composta da una selezione di componenti dell’Assemblea Costituente (organismo monocamerale costituito da 573 deputati nominati a seguito delle Elezioni Politiche del 1946). Hanno fatto parte di questa commissione, esponenti politici le cui attività politiche si ricordano ancora oggi come Aldo Moro, Giorgio La Pira, Giuseppe Di Vittorio, Nilde Iotti, Palmiro Togliatti, Angelina Merlin (quella della Legge Merlin) ed Amintore Fanfani (autore del primo articolo della Costituzione Italiana). Quello che accomuna tutti i 75 deputati di questa commissione è che i partiti politici di loro appartenenza oggi non esistono più: Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Partito Comunista, Partito dei Lavoratori e Partito Repubblicano fanno parte del passato. Tuttavia è proprio a loro che si deve il contenuto dell’articolo 67 della Costituzione Italiana che consente ad ogni deputato la piu assoluta libertà nel rappresentare la nazione, pertanto in assenza di alcun vincolo giuridico con i suoi elettori. Questo dictat costituzionale voluto dai padri costituenti di fatto è stato copiato dalla costituzione francese del 1791 scritta a fronte della rivoluzione giacobina del 1787.
L’assenza di vincolo di mandato con gli elettori viene ancora oggi esaltata come uno degli elementi di bellezza della nostra costituzione. Tuttavia negli ultimi dieci anni la moralità politica dei parlamentari italiani ha raggiunto connotati vergognosi ed in taluni casi anche aberranti ed ingiustificabili, giustificabili solo per propria convenienza personale a discapito pertanto della fiducia ricevuta dagli elettori. Se torniamo indietro nel tempo scopriamo che sino agli anni ottanta il trasformismo politico volgarmente chiamato il cambiare casacca riguardava pochi casi isolati, generalmente di entità molto modesta. Dagli anni novanta tuttavia questo fenomeno assume una dimensione tale da rappresentare un’autentica emergenza e vergogna nazionale. Tale fenomeno sociale oltre che allontanare sempre più l’elettorato dalla scena politica per il ribrezzo provato nei confronti di coloro che si macchiano di cotanto spudorato trasformismo politico evidenzia ed enfatizza una deriva morale che caratterizza la quasi totalità dei partiti politici italiani che invece continuano ad osannare e proteggere l’assenza di vincolo di mandato con gli elettori, incensando oltre ogni ragionevole buon senso il dettato della carta costituzionale italiana. La bassezza morale di chi rappresenta i propri elettori arriva al punto addirittura di cambiare partito politico in più occasioni persino all’interno di una singola legislatura.
Qui di seguito riportiamo la dimensione di questo fenomeno: Legislatura XII (1994/1996) con 301 cambi di casacca, Legislatura XIII (1996/2001) con 404 cambi di casacca, Legislatura XIV (2001/2006) con 81 cambi di casacca, Legislatura XV(2006/2008) con 193 cambi di casacca, Legislatura XVI (2008/2013) con 261 cambi di casacca, Legislatura XVII (2013/2017) con 566 cambi di casacca, Legislatura XVIII (attualmente in vigore) già con 83 cambi di casacca. In venticinque anni vi sono stati 1890 episodi di spudorato trasformismo politico che hanno interessato 1217 parlamentari (significa che più di uno ha cambiato almeno due volte il partito di appartenenza addirittura all’interno della stessa legislatura). Solo durante il 2019 sono nati ben tre partiti proprio in forza di questa concessione costituzionale, partiti che probabilmente non avrebbero mai visto la luce se avessero dovuti essere costituiti al di fuori delle aule parlamentari nel rispetto del consuetudinario iter costitutivo, nello specifico si ricorda il caso di LEU con Pietro Grasso, di Cambiamo con Giovanni Toti e di Italia Viva con Matteo Renzi. Per chi volesse conoscere un’offerta politica trasversale e fuori dal coro ricordo che Metesis è intenzionata a proporre una riforma costituzionale per l’introduzione del vincolo di mandato parlamentare con l’obiettivo di porre fine agli spiacevoli episodi di trasformismo politico che hanno caratterizzato la scena politica italiana in questi ultimi dieci anni nella constatazione che i valori etici che caratterizzavano i padri costituenti si sono estinti al pari dei partiti cui essi stessi appartenevano storicamente.